Console: «Volevamo solo sequestrarlo»

L’imputato per l’omicidio Novacco: puntavamo a costringerlo a fare ciò che volevamo. La difesa tenta di evitare l’ergastolo
Di Matteo Unterweger
Silvano Trieste 04/02/2013 Tribunale di Trieste, Aula Udienze, arrivo di, Console, Cavalli
Silvano Trieste 04/02/2013 Tribunale di Trieste, Aula Udienze, arrivo di, Console, Cavalli

Da un lato la richiesta del pm Massimo De Bortoli: ergastolo, aggravato dall’isolamento diurno. Dall’altro, le posizioni dei legali dei due imputati Giuseppe Console e Alessandro Cavalli, cioè rispettivamente gli avvocati Paolo Bevilacqua e Maria Genovese, finalizzate con specifiche differenti proprio a evitare il carcere a vita ai loro assistiti. Sono stati proprio Genovese e Bevilacqua ieri mattina in aula, davanti al gup Guido Patriarchi, a chiudere con le loro arringhe difensive il penultimo atto del processo - celebrato con rito abbreviato - per l’omicidio di Giovanni Novacco, il terribile delitto di Gretta, avvenuto fra il 25 e il 26 agosto del 2011 nello stabile di via Gemona 5. La data chiave diventa ora quella del 18 febbraio prossimo: quel lunedì, tra poco meno di due settimane, vi sarà lo spazio per le repliche ma soprattutto sarà la giornata della sentenza.

La richiesta del pm De Bortoli è stata condivisa dalle parti civili: gli avvocati Valentina Montecchia e Massimo Scrascia avevano chiesto nell’udienza precedente un risarcimento complessivo di 7 milioni e 300mila euro per i genitori e il fratello della vittima o in alternativa provvisionali per 4 milioni totali e il rinvio della quantificazione definitiva al giudice civile. Ieri, Laura Luzzatto Guerrini, legale della nonna paterna di Novacco, ha chiesto inoltre il pagamento di 800mila euro di danni. Nel suo intervento ha posto l’accento «sulla crudeltà ed efferatezza dell’omicidio e delle torture inflitte - ha poi ribadito -. È difficile trovare in letteratura un omicidio più cruento, che dimostra la notevolissima pericolosità sociale degli imputati e la possibile reiterazione delle loro condotte».

Poco prima, la seduta era stata sospesa per alcuni minuti: Console aveva infatti annunciato di voler rendere dichiarazioni spontanee. Attraverso una lettera, dimenticata però nella sua cella in carcere. Da qui, la pausa per recuperare il testo, che è stato infine allegato al fascicolo. Nello scritto «ha rappresentato sostanzialmente la “sua piena confessione”», ha spiegato successivamente l’avvocato Bevilacqua. È emerso inoltre come nello scritto Console abbia evidenziato che il sequestro di Novacco fosse stato compiuto per intimidirlo e costringerlo così a prestarsi a dire di sì alle richieste che gli avrebbe fatto.

Il legale di Console, nella sua arringa, ha sollevato due questioni «tecnico processuali», sulla compatibilità costituzionale dell’ergastolo «con i principi rieducativi» della detenzione e sull’isolamento come pena, giudicandola invece «modalità esecutiva della medesima». Bevilacqua ha fornito poi la sua interpretazione di quanto accaduto in via Gemona nell’agosto 2011, chiedendo l’applicazione di una pena diversa dall’ergastolo, inferiore: «Secondo la lettura difensiva, non si è trattato di due reati (sequestro e omicidio, ndr) ma di un reato efferato di sequestro di persona a scopo estorsione, dove l’omicidio è stato l’epilogo». Proprio attraverso quella «segregazione - ha continuato Bevilacqua - Console doveva ottenere i più svariati benefici, nel senso che, al prezzo della libertà, Novacco avrebbe dovuto assecondare alcune richieste». Come ad esempio, quella di fargli da autista.

Dal canto suo, l’avvocato Genovese ha chiesto per Alessando Cavalli «l’assoluzione per il sequestro di persona per non aver commesso il fatto, mentre per gli altri reati, omicidio e occupazione abusiva di immobili, il minimo della pena con il riconoscimento delle attenuanti generiche sulla base del comportamento processuale del mio cliente - ha illustrato - che ha collaborato fin dall’inizio. E visto anche il suo profilo e vissuto sociale come evidenziati dalla perizia psichiatrica agli atti». I due avvocati hanno ricordato: «Da perizia, si tratta di due soggetti, Console e Cavalli, sani di mente, ma “disturbati”». In particolare, infine, Genovese ha battuto su un punto: «Il mio cliente non è stato in grado di fermare quella scheggia impazzita per il rapporto di sudditanza-collaborazione (verso Console, ndr) da cui non è riuscito a togliersi. Ha partecipato come concorrente morale e l’ha dimostrato la perizia da cui 22 su 24 delle lesioni inferte a Novacco sono risultate attribuibili a Console».

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