Consiglio regionale, resa dei conti sul reddito di cittadinanza
TRIESTE. Il reddito di cittadinanza entra prepotentemente nell’agenda del Consiglio. È il M5S ad aver proposto una legge: la norma, denominata “reddito minimo garantito”, sarà discussa in commissione domani e approderà al voto a fine giugno. Nel giro di un mese, dunque, il Fvg saprà se potrà contare o meno su una misura di sostegno mensile per le fasce più indigenti della popolazione. I Cinque Stelle propongono un contributo correlato al nucleo familiare. Ma la strada è in salita: Pd, Sel e Fi, non intendono appoggiare il provvedimento. Il nodo è politico: era stata Debora Serracchiani, più volte, a promettere un intervento del genere. Tuttavia, a distanza di un anno dalla elezioni, la maggioranza non ha varato nulla di organico. A dicembre la giunta aveva avviato una forma sperimentale, più soft, il “welfare to work”: 1 milione di euro per l’inserimento lavorativo, tirocini e supporto al reddito. Ma ci vorrebbero, stando alle stime, tra i 200 e i 300 milioni. La questione si è arenata. Ora, a riportarla a galla, ci pensano i grillini.
Il contesto
L’obiettivo è «contrastare l’esclusione sociale». L’incidenza della povertà è balzata dal 5,4% al 6,1% (Istat 2013). La disoccupazione è schizzata al 7,4%. Inoltre, sempre in Fvg, nella fascia giovanile 15-24 anni sono in 13 mila ad avere un lavoro; erano 19 mila nel 2012 e 29 mila e 600 nel 2008. Tra i 27 Paese Ue, solo l’Italia, la Grecia e l’Ungheria non garantiscono un reddito minimo.
La legge
Quattordici articoli per consentire ai cittadini di raggiungere almeno «la soglia di povertà relativa» che, secondo l’Istat, per una famiglia di due componenti corrisponde alla spesa media di 990,88 euro mensili. Per determinare il livello per i nuclei più o meno numerosi, si utilizza una “scala di equivalenza”: una persona 594, euro, due 990, tre 1.317, quattro 1.615, cinque 1.882, sei 2.140, sette o più 2.378. La Regione è chiamata ad assicurare, anche in forma di integrazione, queste somme. Per poter beneficiare dell’aiuto, valido per 3 anni, sono richiesti la maggiore età, la residenza da almeno 24 mesi in Fvg, un Isee corrente sotto gli 8 mila euro e la sottoscrizione del “Piano di azione individuale”: un documento che definisce il percorso di ricerca attiva di un’occupazione intrapreso dal beneficiario.
La linea Serracchiani
Il reddito di cittadinanza era stato varato da Illy. Cancellato da Tondo nel 2008, è stato poi promesso in varie occasioni da Serracchiani che però, la scorsa settimana, non l’ha nemmeno citato nella conferenza sul bilancio del primo anno di governo. Eppure via Twitter, in piena campagna elettorale scriveva: «Oggi in #Fvg ci sono 50mila famiglie prive di qualsiasi forma di reddito. Tondo dice no al reddito di cittadinanza: per me è necessario» (29 marzo 2013). «Galluccio (candidato M5S, ndr) contro le alleanze, se vinco io voterà sì o no al reddito di cittadinanza?»(7 aprile 2013). Una determinazione ribadita anche la mattina del 21 maggio, nel discorso di insediamento alla guida della Regione. Poi il silenzio.
Lo scontro
È il M5S ora a rilanciare: «Serracchiani non ha fatto quanto promesso - rileva Cristian Sergo -, noi la aiutiamo». Il Pd mette le mani avanti. «I grillini finalmente fanno il loro lavoro di opposizione con le loro proposte – osserva il capogruppo Cristiano Shaurli – ma noi, con senso di responsabilità, dobbiamo analizzare la disponibilità e le coperture finanziarie. Anche a me piacerebbe dare 1.500 euro ai disoccupati ma bisogna capire se ci sono risorse. Rispetto allo strumento, da parte nostra resta il forte interesse». Stop da Sel: “Il reddito di cittadinanza - ricorda Giulio Lauri – è uno dei punti qualificanti del nostro programma ma presentare una legge senza copertura è sbagliato, dove si prendono i soldi? In questo momento non siamo nelle condizioni». Da Fi Riccardo Riccardi, pur ricordando a Serracchiani che «gli impegni vanno mantenuti», ribadisce la propria contrarietà «perché non può esistere che uno scritto all’anagrafe abbia un reddito garantito».
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