Consiglio comunale, va al voto la sfiducia di Furlanic

Il presidente - dopo la polemica sulla sua posizione “titina” sulla liberazione della città - dovrà calendarizzarla: «Sereno». Bandelli: «Pronti a dire sì a Carmi». Il Pd «prende atto»
Il presidente del Consiglio comunale, Iztok Furlanic
Il presidente del Consiglio comunale, Iztok Furlanic

Non c’è stato neppure il bisogno di dichiararla ammissibile. La mozione di sfiducia nei confronti del presidente comunista del Consiglio comunale, Itztok Furlani›, arriva dritta in consiglio comunale. Giovedì prossimo, nella consueta riunione dei capigruppo, il presidente del Consiglio dovrà calendarizzare la revoca di se stesso entro il 15 novembre, ovvero dopo non più di un mese dal deposito della mozione avvenuto il 15 ottobre da Un’Altra Trieste con 15 firme: tutte gli esponenti delle opposizioni (grillini inclusi) con la sola eccezione dell’ex leghista Maurizio Ferrara. La sfiducia nasce dall'intervista al Piccolo in cui Furlani› ha parlato di Trieste liberata dall'esercito di Tito giudicando “inesistente” la data del 12 giugno 1945 (ovvero la fine dell’occupazione jugoslava). «Alla luce delle dichiarazioni a mezzo stampa" di Furlanic e tenuto conto "delle numerose volte in cui si è "dissociato da posizioni espresse all'interno del Consiglio stesso" che invece dovrebbe rappresentare» i firmatari della mozione chiedono la testa del presidente.

«La Liberazione? A Trieste l’ha fatta l’esercito di Tito»
Silvano Trieste 24/09/2012 Consiglio Comunale, Massimo Paniccia

Franco Bandelli (Un’Altra Trieste), promotore dell’iniziativa assieme alla “compagna” (tra virgolette) Alessia Rosolen, ringrazia tutti («segretario generale, sindaco. maggioranza e il resto delle opposizioni») e candida già il successore di Furlani›: «Il presidente del Consiglio c’è l’abbiamo già, È quello che ha presieduto domenica il consiglio straordinario sui 60 anni del ritorno di Trieste all’Italia (il vicepresidente Alessandro Carmi del Pd, ndr). È perfetto nel ruolo istituzionale. Noi siamo pronti a votarlo».

E il Pd? «Prende atto che la mozione di sfiducia arriverà in aula» spiega il capogruppo “notaio” Marco Toncelli. L’inammissibilità della mozione (c’era il precedente di Sergio Pacor ricordato da Roberto Decarli), sarebbe stato il salvagente per la maggioranza. Ora il Pd dovrà decidere come votare in aula. «Ci siamo già espressi: Furlanic non è stato molto attento, con quelle dichiarazioni, alla sua funzione di presidente super partes» aggiunge Toncelli stavolta più democristiano di chi l’ha preceduto (Giovanni Maria Coloni).

Quindi voterete la mozione di sfiducia? «Prendiamo atto che arriva in aula» ripete il capogruppo. Che fare? «Sono tranquillissimo» assicura impassibile Furlani› che domenica scorsa ha ceduto il posto a Carmi per svelenire il clima su suggerimento del sindaco. «Non credo di non aver mai violato il regolamento. Ho sempre agito super partes. A norma di statuto sono sereno». Sono gli altri, maggioranza in primis, a non stare sereni (con o senza hashtag renziano). (fa.do.)

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