Consiglio comunale, 15 firme per la sfiducia a Furlanic

Mozione presentata da Bandelli e Rosolen di Un'Altra Trieste e sottoscritta da vari gruppi dopo le dichirazioni rilasciate dal presiente dell'aula al Piccolo
Il presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic
Il presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic

In 15 ne reclamano le dimissioni, poiché 15 sono le firme sulla mozione di sfiducia della coppia di Un’altra Trieste Bandelli-Rosolen, cui si sono accodati tutti gli esponenti delle opposizioni tranne l’ex leghista Maurizio Ferrara. Spuntassero altri sei favorevoli - non servirebbe che la firmino, basterebbe che la votino - si arriverebbe a 21 teste su 41. A quel punto Iztok Furlanic - protagonista di un’audace, diciamo così, intervista rilasciata sul Piccolo di ieri in cui rende grazie a Tito per la Liberazione di Trieste del ’45 - non sarebbe più il presidente del Consiglio comunale. Scenario remoto? Non lo è la discussione della mozione, che lo stesso Furlanic dovrà calendarizzare per regolamento non prima di dieci giorni dalla presentazione di ieri, e dopo non più di un mese. E potrebbe non esserlo, remoto, neanche un epilogo col benservito. Sarebbe sufficiente che al momento del voto prudesse la mano a qualcuno del Pd. Il partito di un sindaco, Roberto Cosolini, definito da Furlanic peggio del collega di centrodestra di Gorizia, Ettore Romoli, che le traduzioni simultanee sloveno-italiano in Consiglio comunale le ha già battezzate.

«La Liberazione? A Trieste l’ha fatta l’esercito di Tito»
Silvano Trieste 24/09/2012 Consiglio Comunale, Massimo Paniccia

Il partito, per giunta, di un senatore, Francesco Russo, che ieri è stato lapidario: «Furlanic non è all’altezza di rappresentare Trieste. Ha disonorato la sua carica. Spero che, spontaneamente e in tempi brevi, presenti le dimissioni prima che il Consiglio decida di votare una mozione di sfiducia. Al caso, mi auguro che tutti i consiglieri, compatti, scelgano di sollevarlo da un ruolo che non ha saputo interpretare nel modo corretto».
Stavolta, dunque, il “dossier Furlanic” (ricordate la lista dei suoi “scheletri” nell’armadio filotitini che il centrodestra aveva raccolto tre anni fa alla vigilia della sua investitura come presidente del Consiglio?) lui se l’è costruito da solo. La giornata di ieri - a intervista-choc pubblicata - è stata una grandinata di reazioni indignate e pretese di dimissioni, con tanto di richiesta che sia Cosolini a intervenire. «Neanche il Pci di Vidali si spingeva a tanto, Furlanic può avere le sue idee da libero cittadino, ma da presidente del Consiglio comunale non può esprimersi in direzione opposta a quella in cui vanno documenti votati dal Consiglio stesso, come ad esempio la mozione sul 12 giugno, fine dell’occupazione titina, ora la palla passa a chi la mozione non l’ha firmata, il Pd e le civiche di centrosinistra», osserva Alessia Rosolen. «Fratelli d’Italia - scrive Claudio Giacomelli - non riconosce più Furlanic come presidente del Consiglio. Lo invitiamo quindi a trasferirsi in uno dei “paradisi comunisti” che ancora deturpano il mondo per un’esperienza “dal vivo” dell’ideologia che tanto ama».
E di «dichiarazioni deliranti che portano pericolosamente indietro l’orologio» parla l’ex Fli Michele Lobianco, mentre il capogruppo di Fi Everest Bertoli sostiene che «il primo maggio ’45 ha inizio per la popolazione italiana un periodo di persecuzioni e terrore». «Per fare campagna elettorale - incalzano i grillini Paolo Menis e Stefano Patuanelli - ha riaperto ferite che erano rimarginate». «La storia Furlanic l’avrà pure studiata ma forse non l’ha pienamente compresa», così il segretario della Lega Pierpaolo Roberti. «C’è chi ancora in questa città pensa di vomitare simili idiozie», annota il consigliere provinciale di Un’altra Trieste Andrea Sinico coi colleghi circoscrizionali Francesco Clun, Paolo Silvari, Marco Ianza, Dario Lonzaric e Andrea Balanzin. I capigruppo circoscrizionali Pdl/Fi Roberto Dubs e Alberto Polacco, ancora, vogliono da Furlanic le «scuse a tutte quelle famiglie che hanno perso i loro cari nelle foibe». Scuse e dimissioni servono anche per Alternativa Tricolore mentre il coordinatore di Fi Giovani Piero Geremia spara più alto: pretende si faccia da parte pure Cosolini.
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