Confindustrie del Fvg via libera alla fusione. Verso un ente unico
Venezia Giulia, Udine e Pordenone firmano per l’aggregazione. L’obiettivo: un soggetto unitario a fine 2018. Incarichi prorogati
Lasorte Trieste 19/09/17 - Marittima, Assemblea Confindustria Venezia Giulia, Razeto e Boccia
TRIESTE Ridurre i costi di funzionamento della “macchina”, aumentare l’efficienza nell’erogazione dei servizi alle imprese associate, rafforzare il peso contrattuale nei rapporti con le altre istituzioni. Con questi obiettivi le associazioni provinciali di Confindustria hanno dato il via al percorso verso un unico ente di carattere regionale. Che potrebbe essere il primo in Italia, se altre regioni non bruceranno i tempi. A delineare la rotta - dopo i via libera giunti nelle scorse settimane dalle singole associazioni - è stata una riunione del consiglio direttivo di Confindustria Fvg, presieduto dal numero uno regionale Giuseppe Bono, con Michelangelo Agrusti (Pordenone), Matteo Tonon (Udine) e Sergio Razeto (Venezia Giulia).
Il “Protocollo di aggregazione” (siglato il giorno stesso dell’assemblea di Confindustria Vg che ha portato a Trieste anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia) ha tracciato strada e priorità per i prossimi mesi: creazione di un unico soggetto di rappresentanza regionale con presidi locali; e creazione di un’unica struttura organizzativa articolata territorialmente.
Il processo, vista la complessità dei temi da affrontare in un territorio ricco di sfaccettature e con differenti strutture imprenditoriali, partirà subito per chiudesri entro fine 2018. Per questo - precisa la nota - il direttivo «ha deciso all’unanimità di prorogare tutti gli incarichi di federazione mantenendo la presidenza in capo a Giuseppe Bono». Chiaro che sul tavolo ci sarà fra gli altri nodi la costruzione della nuova governance e il tema della sede. Intanto Razeto spiega che «L’obiettivo è mettere insieme le risorse, senza disperdere le specificità locali». In una fase dell’economia che vede premiate le grandi dimensioni, i localismi evidenziati in più occasioni dalle associazioni di rappresentanza risultano poco giustificati.
Senza dimenticare che il sistema confindustriale è da tempo impegnato per ridurre i costi della macchina burocratica, considerato che molte aziende sono state spazzate via dalla crisi e altre non si sentono più rappresentate nei propri interessi e hanno deciso di lasciare. Anche se su quest’ultimo fronte la situazione del Nord-Est è migliore rispetto ad altre aree del Paese avendo da tempo intercettato la ripresa. «In regione sono presenti competenze e esperienze che meritano di essere messe a fattor comune», aggiunge Razeto.
Un pensiero condiviso da Agrusti, che parte dall’analisi dei problemi associativi («Serve ridurre i costi e aumentare l’efficienza dei servizi prestati alle aziende associate»), per indicare la rotta: «Con questo accordo acquisiremo maggiore forza nel dialogo con le altre istituzioni. In passato è capitato che ci si presentasse al medesimo interlocutore con visioni diverse. Non accadrà più e questo darà più forza sia all’organizzazione nel suo insieme, che agli interessi delle imprese presenti sul territorio». «Non possiamo limitarci a erogare servizi agli associati o intervenire nelle situazioni di crisi», conclude Agrusti, «vogliamo essere protagonisti delle politiche industriali». Il percorso è avviato.
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