Confindustria. Il monito di Razeto: «Progetti veri, o Trieste destinata al declino»

Sergio Razeto, numero uno di Confindustria Trieste: «Definire le azioni strategiche per rilanciare il manifatturiero». Il presidente dell’Ance Donatello Cividin: «Serve una visione più ampia»
Razeto e Cividin
Razeto e Cividin
TRIESTE. «Il livello di benessere che finora ha contraddistinto questo territorio, non potrà essere mantenuto a lungo. O verrà elaborato al più presto un nuovo modello di sviluppo che rilanci anche il manifatturiero, quindi, o l’economia triestina rischierà di avviarsi verso un pesantissimo declino». Più diretto di così, questa volta, il presidente di Confindustria Trieste Sergio Razeto non avrebbe potuto essere. Diretto e concreto, come concreta a suo giudizio deve essere la strategia che tutti gli attori coinvolti nella definizione della città del domani devono mettere in campo per far fronte ad una crisi che non perdona.


IL MONITO Il tempo delle indecisioni e delle prospettive fluide, secondo Razeto, è finito. E l’unica ricetta per difendere fatturati e occupazione, e di conseguenza ricchezza e stabilità, è smettere una volta per tutte di aggiungere nuovi, improbabili capitoli al libro dei sogni, concentrando le energie su strade certe. «Trieste deve capire dove vuole arrivare nel medio e lungo periodo - ha chiarito il numero uno di Confindustria durante il tradizionale intervento di fine anno -. Una visione da declinare in pochi, macro obiettivi per raggiungere i quali occorre definire le azioni strategiche e prioritarie». Un cambio di rotta auspicato anche dal presidente dell’Ance Donatello Cividin: «Parlare di porti nautici, parchi marini, rigassificatori o piattaforme logistiche senza una visione globale, non serve. Lo sviluppo è un fattore trainante solo se definito in seno ad una visione più ampia e duratura».


PORTO E BONIFICHE Tra i macro obiettivi da centrare per riscattare un’economia piegata dalla crisi, Razeto inserisce prima di tutto il rilancio del porto e la soluzione del nodo bonifiche. «Il nostro scalo deve giocare un ruolo di primo piano nei traffici del Nord Adriatico - ha continuato il presidente di Confindustria -. Per riuscirci, serve un potenziamento dei trasporti e della logistica. Così come serve un impegno compatto per far rientrare Trieste dalla porta lasciata ancora socchiusa dal progetto Unicredit. Partite di grande valenza, che necessitano di una guida dell’Autorità portuale da nominare al più presto. Quanto alle bonifiche, chiediamo un approccio pragmatico. Lo stesso che, stando ai recenti segnali, potrebbe spingere la Regione ad autorizzare il completamento delle caratterizzazioni del Sin prima di parlare di un danno ambientale inaccettabile».


RIGASSIFICATORE E FERRIERA Indispensabili poi posizioni nette sul rigassificatore («un progetto che avrà importanti implicazioni per il territorio») e sul dopo Ferriera, da vedere come un’opportunità e non come un problema. Ciò che Trieste non può permettersi, invece, sono posizioni pilatesche come quelle assunte dal Comune sul progetto della centrale termoelettrica della Lucchini: «In questa fase non si possono bloccare ipotesi di sviluppo per mere questioni di schieramento».


RICERCA E IMPRESE Il nuovo modello di crescita passa inoltre per la capacità di valorizzare la ricerca («la conoscenza deve diventare davvero strumento di produzione di ricchezza»), e di sostenere concretamente le aziende. Come? Con strumenti che colmino «il gap fiscale e burocratico che ci penalizza rispetto alla Slovenia», e interventi in linea anche con le esigenze delle poche, grandi imprese dell’economia locale, come Fincantieri. «Una realtà - ha tuonato il presidente Corrado Antonini - costretta a fare i conti con il conservatorismo di lavoratori e sindacati, e con la totale indifferenza da parte della politica».

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