Confindustria Fvg: "La ripresa? Molto debole"
TRIESTE Un quadro «complessivamente positivo, ma dai contorni ancora incerti e sfocati». È quello relativo all'attività industriale regionale, delineato per il II trimestre 2015 da Confindustria Fvg sulla base di specifici indicatori nelle periodiche indagini congiunturali. L'Indagine viene effettuata dalla Confindustria regionale, con le Confindustria di Pordenone, Udine e Venezia Giulia, su un campione significativo di imprese associate al sistema confederale nelle quattro province della regione.
I risultati sono caratterizzati da un trend di crescita non omogeneo degli indicatori congiunturali, che confrontano i valori con quelli del trimestre precedente, e dai valori, invece, tutti positivi, ma in leggera flessione rispetto ai valori registrati tre mesi fa, degli indicatori tendenziali, che misurano il confronto con lo stesso trimestre 2014.
La lenta ripresa dell'economia a livello nazionale investe anche il Fvg, ma, come a livello nazionale, è ancora debole, incerta e quindi insufficiente per consentici di considerare superato il lungo periodo di crisi e scongiurato il pericolo di possibili ricadute. La produzione industriale perde un punto scendendo a -0,8 %. L'andamento delle vendite è in buona crescita, ritornando su valori positivi sul mercato interno e nelle esportazioni. Le vendite Italia salgono da -1,1% di tre mesi fa a +2,2% e le vendite estero guadagnano 5 punti attestandosi a +4,6%. Il totale vendite diventa quindi sale da -1,3% a +3,9%.
Occupazione: tre mesi prima era stabile, segna un modesto miglioramento salendo a +0,1%.
In termini tendenziali, rispetto a II trimestre 2014 la produzione scende da +2,1% a +0,2%. Analogamente, se pur positive, sono le vendite (Italia scendono a +0,3% da +6,9%; estero da +6,1% a +1,9%) il cui totale è a +0,8%. I nuovi ordini si attestano al +5,5% sia nel congiunturale che nel tendenziale.
Le previsioni per il terzo trimestre: pur prevalendo la previsione di stabilità, è ottimistica l'aspettativa riguardo a Produzione e Domanda Interna di un aumento quasi doppio rispetto alla previsione di diminuzione; pessimistica è l'aspettativa per quanto riguarda la Domanda Estera (la previsione di diminuzione è quasi doppia di quella di aumento) e ancor più per l'Occupazione (solo l' 1,5% degli intervistati ne prevede l'aumento contro il 5,9% che ne prevede la diminuzione).
«I dati che abbiamo raccolto dalle nostre imprese associate alla fine di giugno - commenta il presidente degli industriali regionali, Giuseppe Bono - ci dicono che i buoni risultati ottenuti alla fine del primo trimestre non sono stati appieno confermati. I principali indicatori tendenziali esaminati, infatti, pur mantenendosi positivi, segnano tutti una leggera flessione nei loro valori assoluti. Ciò significa che la situazione continua a migliorare rispetto all'anno scorso, ma che la ripresa che avevamo registrato nelle nostre precedenti indagini e che nel primo trimestre di quest'anno aveva segnato un buon risveglio, risulta invece ancora debole e incerta».
«Comunque - prosegue Bono - bisogna dire che si sta vedendo un pò di chiaro dietro le nuvole che da troppo tempo oscurano l'economia nel nostro Paese e della nostra regione. Al di là dei freddi numeri che questo ci dicono, da qualche tempo ho potuto personalmente notare una maggiore propensione degli imprenditori ad investire per rafforzare strutturalmente le proprie attività produttive. E questo è reso possibile perché, anche nel Friuli Venezia Giulia, le prospettive di crescita prendono consistenza e tornano ad essere basate su periodi medio-lunghi. Le importanti commesse che Fincantieri ha già acquisito - spiega Bono, che di Fincantieri è amministratore delegato - porteranno sicuramente, grazie alla forza del ramificato indotto che i cantieri di Monfalcone creano nell'entroterra regionale, un significativo miglioramento dell'economia del Friuli Venezia Giulia anche nei prossimi anni. Credo quindi in un prossimo futuro migliore, ma anche le Istituzioni nazionali e regionali, nell'ambito delle rispettive competenze, devono fare la loro parte. A esse gli imprenditori chiedono una decisa e chiara riforma della pubblica amministrazione che dia priorità all'alleggerimento della burocrazia, così da semplificare drasticamente le procedure per fare impresa, e che porti a far cambiare l'atteggiamento del Paese nei confronti dell'impresa per troppo tempo negativo; alle imprese invece - concluse il presidente - bisogna dare fiducia riconoscendo il loro fondamentale ruolo sociale di creatrici di posti di lavoro, di ricchezza e di reddito».
Riproduzione riservata © Il Piccolo