Confindustria Fvg: la grande fusione entro fine anno

MILANO. Il primo passo sarà compiuto a marzo con l’unificazione dei siti Internet e dei servizi offerti agli associati, con l’obiettivo finale di arrivare alla creazione di un’unica Confindustria regionale entro fine anno. La macchina ha acceso i motori nelle scorse settimane, con una serie di incontri tra i presidenti delle associazioni a livello provinciale che hanno deciso di unire le forze e, soprattutto, le competenze maturate negli anni alla luce della vocazione dei vari territori provinciali.
«Questo significa che a breve un’azienda di Gorizia potrà accedere alle competenze specialistiche possedute dalla Confindustria di Pordenone o una di Udine rivolgersi all’associazione di Trieste», spiega Sergio Razeto, presidente di Confindustria Venezia Giulia, precisando che si tratta di esempi come altri se ne possono fare a proposito delle altre province. Quali sono le competenze dell’organizzazione giuliana? «Siamo stati i primi a sostituire i codici Ateco con le tipologie di attività di business e abbiamo una forte competenza in ambito sindacale e dell’energia», aggiunge Razeto. Ricordando anche l’ampia expertise maturata nel tempo sul tema dell’innovazione, vero banco di prova per tutta l’imprenditoria nordestina per ridurre la dipendenza dal mercato interno – destinato ancora a una lenta crescita – a vantaggio di una maggiore apertura verso i mercati internazionali. Facendo leva sui punti di forza del territorio, a cominciare dal porto di Trieste, che sta crescendo a ritmo accelerato. Ci sarà una prima fase di test per capire se e in che misura si produrranno benefici o emergeranno eventuali criticità, in modo poi da procedere a eventuali aggiustamenti in corso d’opera.
«Continueremo a riunirci periodicamente con le altre organizzazioni locali in modo da arrivare alla creazione di un’unica Confindustria regionale per fine anno o anche prima», aggiunge Razeto. Varie le ragioni che portano a questa scelta: ridurre i costi di funzionamento della macchina associativa, aumentare l’efficienza nell’erogazione dei servizi alle imprese associate, nonché rafforzare il peso contrattuale nei rapporti con le altre istituzioni in una fase in cui tutte le organizzazioni intermedie si trovano chiamate a ripensare il proprio ruolo nella società. In particolare, il sistema confindustriale è da tempo impegnato per ridurre in maniera sensibile i costi della macchina burocratica, considerato da una parte che molte aziende sono state spazzate via dalla crisi e altre non si sentono più rappresentate nei propri interessi e hanno deciso di lasciare. «L’obiettivo è mettere insieme le risorse, senza disperdere le specificità locali», sottolinea Razeto. In una fase dell’economia che vede premiate le grandi dimensioni, infatti, i localismi risultano poco giustificati.
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