Confartigianato Trieste, ripartono i contratti a termine: +25%
Un piccolo squarcio d’azzurro in un cielo grigio. Un segnale comunque importante quello di cui riferisce la Confartigianato Trieste: ad aprile l’Ufficio paghe dell’associazione di categoria ha infatti registrato, per la prima volta da un paio d’anni a questa parte, un aumento del numero dei contratti a termine attivati nell’ambito di un trend che, con la crisi, si mostrava ormai con continuità in calo o al massimo stabile in determinati settori. «Rispetto al mese precedente (cioè quello di marzo di quest’anno, ndr) - fa il punto il segretario generale della Confartigianato provinciale, Enrico Eva -, anche in virtù della sburocratizzazione messa in atto dal governo Renzi, si è verificata in aprile un’impennata del +20-25% delle assunzioni a tempo determinato in alcune tipologie di imprese artigiane. In particolare - prosegue Eva - nelle gelaterie, fra gli installatori che si occupano di condizionatori d’aria, tra i centri di estetista e cura della persona, e infine anche nelle ditte di pulizie».
Ciò che è di rilievo, secondo Confartigianato, è proprio «l’inversione di tendenza evidenziata, visto che - sottolinea nuovamente il segretario generale - da un anno e mezzo-due eravamo piatti sui contratti a tempo determinato» pure per quanto riguarda le attività che ora hanno invece mostrato questo guizzo, legato in buona misura all’aspetto della stagionalità. Un dettaglio decisivo. In particolare almeno tre tipi di attività su quattro risentono in positivo dell’avvicinamento ai mesi più caldi (gelaterie, installatori di impianti di condizionamento ed estetista), in cui i beni oppure i servizi proposti vengono maggiormente consumati o fruiti.
«Naturalmente - aggiunge Enrico Eva - l’auspicio è che queste assunzioni si trasformino poi in contratti a tempo indeterminato. Ma in ogni caso resta il fatto che persone che erano a casa, adesso almeno per qualche mese hanno un’occupazione». Uno degli aspetti fondamentali nel permettere alle imprese di procedere in maniera più snella ad allargare la propria base di forza lavoro risiede nelle disposizioni per cui «è stato tolto l’obbligo della causalità nell’assunzione - spiega il dirigente di Confartigianato -, cioè di specificare la motivazione precisa per cui una persona veniva contrattualizzata. Ora si è tornati al “ti assumo perché ho necessità” e basta, senza legami a particolari progetti o compiti ma per il semplice fatto che la mole di lavoro aumenta in linea generale. Con una situazione quindi molto più serena e libera».
Dall’inizio della crisi, però, migliaia sono stati i posti di lavoro persi anche nel mondo dell’artigianato in tutto il Paese, ed è chiaro che qualche timido segnale di ripresa (sommato agli ultimi dati diffusi dalla Cgia di Mestre che riepiloghiamo nel box) non possa bastare da solo a sancire l’uscita da un contesto di gravissimo affanno generale. Non a caso - come ribadisce qui a fianco Confartigianato - le categorie chiedono al governo uno sforzo ulteriore rispetto ai provvedimenti presi su Irpef e Irap. Fra le richieste vi è anche quella «ad esempio relativa a interventi per le partite iva - specifica Eva -, rimaste sin qui fuori dai provvedimenti dell’esecutivo. Anche perché ad esempio quello annunciato inizialmente per lo sconto sull’energia ad oggi non è ancora concreto».
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