Condannato per falsi infortuni sul lavoro

Ex operaio della Fogal di Ronchi dei Legionari smentito dai colleghi in tribunale. Il giudice gli infligge un anno e otto mesi
Bonaventura Monfalcone-16.03.2016 Fogal Refrigeration-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-16.03.2016 Fogal Refrigeration-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura

RONCHI DEI LEGIONARI. Aveva “simulato” due infortuni nell’azienda per la quale lavorava con l’obiettivo di ottenere i relativi trattamenti previdenziali. Il tutto sfruttando una malattia derivata da situazioni e circostanze pregresse. Due episodi distinti e distanziati nel tempo, per i quali l’uomo aveva fornito all’Inail di Gorizia la relativa autocertificazione.

Finito a processo per tentata truffa aggravata e per falso ideologico in relazione ai documenti rilasciati al fine di ottenere i risarcimenti, il lavoratore è stato condannato a un anno e 8 mesi di reclusione, pena sospesa, e al risarcimento dei danni, provvisoriamente esecutivo, nei confronti dell’azienda, quantificato in 5 mila euro, oltre al pagamento delle spese legali.

La sentenza è stata pronunciata martedì, al Tribunale di Gorizia, dal giudice monocratico Concetta Bonasia, pubblico ministero Ilaria Iozzi.

I fatti risalgono agli anni 2011 e 2012. L’uomo è un serbo di 44 anni, Maksuti Safet, residente a Monfalcone. L’azienda per la quale lavorava è la Fogal Refrigeration Srl di Ronchi dei Legionari. Nel procedimento l’impresa ronchese, attraverso il legale rappresentante Alfredo Fogal, 79 anni, nato a Monfalcone, difeso dall’avvocato Fabio Zamparutti, si è costituita parte civile.

Il 44enne serbo all’epoca lavorava come aiuto operatore alla Fogal Refrigeration. Il primo infortunio, secondo quanto sostenuto dal lavoratore, era avvenuto il 20 ottobre 2011, il secondo invece il 3 aprile dell’anno successivo. Durante il primo episodio l’operaio sarebbe stato colpito alla spalla da un pannello truciolare durante il sollevamento, mentre il successivo infortunio sarebbe avvenuto sollevando pesi di circa 50 chili.

Il tutto, dunque, al fine di intascare i soldi, per i quali il 44enne aveva poi presentato all’Inail le autocertificazioni. Quattro complessivamente gli atti forniti, comprese dunque le dichiarazioni sostitutive di atto notorio. Infortuni improbabili, tanto che la pubblica accusa ha sostenuto che quegli episodi non erano in realtà avvenuti e per ottenere il riconoscimento degli emolumenti aveva dichiarato il falso.

Secondo il pm Iozzi, le patologie “fatte valere” dal 44enne erano risultate «non in nesso di causa con il lavoro effettivamente svolto» e quindi l’operaio, «con artifizi e raggiri» aveva prodotto certificazioni mendaci. L’artifizio peraltro starebbe proprio nel fatto che l’uomo, sofferente di dolori dorsali, li avrebbe fatti passare come conseguenze di quanto subito nello stabilimento della Fogal Refrigeration, mentre in realtà, come emerso a processo, erano dovute a problematiche ed esperienze professionali pregresse. Tutto, dunque, avvenuto in passato e in altri siti lavorativi. Ed il riacutizzarsi periodico di quei dolori, sempre com’è emerso in dibattimento, sarebbe stato intenzionalmente attribuito ai traumi subiti allo stabilimento ronchese.

Da qui, dunque, l’ipotesi di accusa di tentata truffa aggravata e del falso ideologico. A processo sono stati ascoltati una serie di testimoni i quali hanno escluso che quegli infortuni alla Fogal si fossero effettivamente verificati. Peraltro, è sempre scaturito in aula, la mattina successiva al primo infortunio avvenuto a causa dell’asserito colpo alla spalla del pannello truciolare durante l’operazione di sollevamento, il 44enne si era presentato regolarmente al lavoro. Quanto al sollevamento di pesi di circa 50 chili, è emerso che si era trattato invece di 15 chili.
 

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