Condannati i ladri dei medicinali anti-tumorali: avevano fatto un colpo da quasi 400mila euro al Maggiore
TRIESTE Gli arresti, il processo e la sentenza. Nel giro di due anni la magistratura triestina ha presentato il conto alla banda di criminali responsabile del clamoroso furto di medicinali anti-tumorali messo a segno al Maggiore il 12 febbraio 2019. Quel giorno dalla Farmacia dell’ospedale sparirono pastiglie, boccette e sacche per le chemio: ben 291 confezioni di medicinali per un valore di 392 mila euro. Un colpo commissionato da un’organizzazione internazionale.
La Squadra mobile e i Carabinieri erano riusciti a risalire alla banda: un gruppo di quattro italiani specializzati in questo tipo di furti. Il pm Federico Frezza, che ha coordinato inchiesta, ha portato gli indagati in Tribunale.
E ora sono fioccate le sentenze: il quarantenne napoletano Ciro Sacchettino, considerato il mandante, ha patteggiato quattro anni e due mesi di reclusione. Una pena, la sua, che va ad aggiungersi «in continuazione» a quella già emessa dal Tribunale di Cremona nel luglio dell’anno scorso: l’uomo, infatti, era stato condannato a tre anni per fatti collegati, avvenuti nello stesso periodo del furto a Trieste. La pena complessiva è stata quindi rideterminata in quattro anni e due mesi.
Gli altri tre complici sono stati giudicati con il rito abbreviato: tre anni per i sessantacinquenni napoletani Salvatore Avolio e Gennaro Bevilacqua, un anno e otto mesi infine per la quarantaduenne Angela Luana Pomposelli, originaria di Como.
Avolio e Bevilacqua erano entrati nella farmacia: i due sono dunque gli autori materiali del furto. Pomposelli invece ha fatto da palo attendendo in auto.
I condannati ora sono agli arresti domiciliari. Oltre a pagare le spese processuali, dovranno anche risarcire i danni procurati all’Asugi, costituitasi parte civile nel processo: la somma è stata quantificata in 395 mila e 553 euro.
La sentenza è stata pronunciata dal giudice Giorgio Nicoli del Tribunale di Trieste.
Il colpo messo a segno all’ospedale Maggiore aveva suscitato molto scalpore: erano sparite le terapie che costano migliaia di euro e su cui centinaia di pazienti di tutta la città ogni giorno ripongono le loro speranze di cura e di vita, compresi i bambini oncologici del Burlo.
I ladri avevano agito di notte, approfittando dell’oscurità e dell’assenza di personale sanitario. Indossavano passamontagna e guanti. Per entrare nel magazzino della farmacia avevano forzato porte e finestre. Avevano saccheggiato i medicinali oncologici di maggior valore per poi fuggire in auto verso l’autostrada.
Quando gli investigatori della Mobile e dei Carabinieri avevano messo a fuoco l’indagine, si erano imbattuti in un’organizzazione internazionale: un gruppo di matrice egiziana con base in Lombardia, specializzato nella ricettazione dei farmaci in Egitto, Francia e Turchia.
L’inchiesta triestina si era anche incrociata con un’analoga indagine della Procura di Cremona, da cui erano partiti perquisizioni e sequestri di farmaci trafugati in altre strutture sanitarie.—
Riproduzione riservata © Il Piccolo