Condannati gli “alfieri” indipendentisti del Tlt
TRIESTE Due mesi e dieci giorni, senza condizionale. È questa la condanna che è stata inflitta a due attivisti del Movimento Trieste Libera che nel febbraio del 2014 - assieme ad altri 17 - avevano bloccato la bretella del Porto vecchio in occasione del cosiddetto «ultimatum all’Italia». I nomi sono quelli di Alessio Mauro e Moreno Kraljevic.
A pronunciare la prima sentenza relativa a quella che era stata definita un’adunata sediziosa caratterizzata dalla ribellione verso i pubblici poteri e gli organi dello Stato, è stata il giudice Valentina Guercini che ha fatto proprie le richieste del pm in aula. Il paradosso è che nel decreto penale di condanna, notificato nel mese di giugno del 2014, il pubblico ministero Federico Frezza aveva proposto per ognuno dei diciannove coinvolti un mese di reclusione. Pena che, di fatto, è più che raddoppiata al termine del processo ordinario.
«Ricorrerò in appello perché è una condanna ingiusta», ha commentato Alessio Mauro. Il difensore, l’avvocato Nicola Sponza, si è battuto per l’assoluzione. Presenti in aula una ventina di attivisti e simpatizzanti del movimento indipendentista.
Mauro e Kraljevic sono stati di fatto gli alfieri dell’iniziativa indipendentista nella “battaglia” contro la giustizia italiana. Perché gli altri diciassette colleghi - sempre accusati a vario titolo di blocco stradale e violenza privata oltre che di aver partecipato a una manifestazione non autorizzata - compariranno davanti al giudice Marco Casavecchia. La data scelta per l’udienza è quella del prossimo 24 ottobre.
Il procedimento “madre” riguarda Fabio Bastico, Paolo Bizzotto, Mauro Bressan, Nevio Carpani, Mario Comuzzi, Alessandro Gotti, Darko Jermanis, Franco Masci, Luca Milkovitsch, Roberto Pozzari, Davide Radioni, Diego Toraldi, Roberto Zlatich, Franco Zonta e Gianpiero Zoppolato. E anche Roberto Giurastante e Vito Potenza, i due leader delle fazioni indipendentiste. Che all’epoca dei fatti facevano parte dello stesso movimento indipendestista triestino, ora invece diviso in tante “galassie” distinte e contrapposte tra loro.
I fatti contestati risalgono al 10 febbraio 2014, giorno della scadenza dell'ultimatum all’Italia, oltre che Giorno del Ricordo per i martiri delle foibe e per gli esuli istriani. «I manifestanti, circa 400, avevano presidiato per protesta dalle 15 a mezzanotte, sotto una fitta pioggia invernale, due varchi di accesso libero, aperti su decreto del Commissario del governo per favorire la speculazione privata che il Movimento denuncia illecita» aveva raccontato in una nota dell’epoca il Movimento Trieste Libera. Il presidio del Mtl, non così affollato (anche per la pioggia), era stato monitorato dai poliziotti con filmati e fotografie. Alcuni secessionisti erano stati identificati a fine giornata dagli agenti di polizia.
Il presidente Roberto Giurastante, indicato nel provvedimento del pm Federico Frezza come ideatore e organizzatore, si era giustificato sostenendo che «la manifestazione era stata preannunciata al governo italiano amministratore, al questore italiano ed agli organi competenti delle Nazioni Unite, precisando che l’area di Porto Franco non è soggetta giurisdizione dello Stato italiano e che quel tratto di strada interna non fa parte della viabilità cittadina».
Ma il procedimento si era comunque attivato. Per spezzarsi poi in due tronconi. Il principale e quello delle avanguardie. Insomma gli alfieri. Che, come detto, l’altra mattina sono stati condannati.
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