Condanna bis in Appello per il picchiatore seriale di Trieste
TRIESTE Sei anni e otto mesi: è l’entità della sentenza, parzialmente riformata rispetto agli otto anni e dieci mesi quantificati complessivamente in primo grado, stabilita nei giorni scorsi dalla Corte d’appello, che così ha comunque confermato anche in secondo grado, sostanzialmente, la condanna a carico di Umberto Kirchmayr, 40 anni, il “picchiatore seriale” che nell’autunno del 2016 si era reso responsabile di tre aggressioni fra San Giovanni e Barcola, di cui due - quelle di San Giovanni - ai danni della stessa persona, Edoardo Strippoli, che in seguito aveva perso la vista dall’occhio sinistro.
Le motivazioni arriveranno entro tre mesi. In questi giorni, e segnatamente entro cinque dall’emissione della sentenza di secondo grado, i giudici sono stati però chiamati anche a decidere in merito alla richiesta del difensore di Kirchmayr, Maurizio De Mitri, il quale ha reclamato i domiciliari al posto della detenzione carceraria. Ribadita inoltre, spiega lo studio dell’avvocato Stefano Alunni Barbarossa, la provvisionale di 15 mila euro, l’acconto sul risarcimento dei danni subìti da Strippoli. Per riuscire a ottenere l’intero indennizzo, lo stesso Strippoli intenterà una causa in sede civile.
Ma la sentenza d’appello, che probabilmente verrà impugnata in Cassazione dall’avvocato di Kirchmayr, non ha soddisfatto nemmeno Strippoli. Il picchiatore aveva seminato il panico a Trieste prendendosela dapprima con una coppia di ragazzi seduti su una panchina alla pineta di Barcola e poi con l’intera famiglia Strippoli. Al ragazzo della coppia di Barcola aveva spaccato due denti e fratturato la mandibola, mentre Strippoli, la moglie e i loro figli erano stati in diverse occasioni presi a pugni, a bottigliate e inseguiti, con la grave conseguenza che il capofamiglia, dopo un intervento chirurgico di quattro ore e varie visite mediche, ha poi perso l’uso di un occhio. «Speravo prendesse di più, non sono soddisfatto, la pena andava riformata in senso negativo per lui – spiega l’uomo – e pensavo che i giudici non riconoscessero il vincolo della continuazione del reato nei confronti della persona per tutti gli episodi di minacce e stalking che abbiamo subìto, ma li considerassero separatamente in base alle otto denunce da noi depositate».
Ma quello che più allarma l’intera famiglia è la “pausa di riflessione” che i giudici hanno preso per decidere sull’istanza dell’avvocato De Mitri, che ha chiesto per Kirchmayr i domiciliari con braccialetto elettronico. «Non sono tranquillo - così Strippoli - perché, se decidessero per i domiciliari, presto me lo ritrovo sotto casa. Già all’inizio era stato messo ai domiciliari e aveva cercato di rubare un’auto».
Anche la moglie non è tranquilla. «Mio marito ha perso l’occhio, gli unici che abbiamo pagato finora siamo noi, calcolando che la parte del risarcimento, pur essendo esecutiva da subito, non l’abbiamo ancora vista. Abbiamo passato mesi d’inferno, ci ha leso la nostra quotidianità». De Mitri valuterà, in seguito alle motivazioni, come procedere e se fare ricorso in Cassazione. «Mi sembra una pena comunque elevata», conclude: «Hanno dipinto il mio assistito come una persona che bastona a caso, ma io ho spiegato le incongruenze».
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