Condanna a cinque anni per l’aggressore di Barcola

Condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione per aver aggredito ferocemente, due anni fa a Barcola, un ventenne con un pezzo di vetro di bottiglia. Questa la pena inflitta a Zdravko Brajdic,...
La Pineta di Barcola
La Pineta di Barcola
Condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione per aver aggredito ferocemente, due anni fa a Barcola, un ventenne con un pezzo di vetro di bottiglia. Questa la pena inflitta a Zdravko Brajdic, 49 anni, di origini croate. La sentenza è stata pronunciata ieri con rito abbreviato dal giudice Luigi Dainotti, ma non per tentato omicidio, come richiesto dal pm Massimo De Bortoli, bensì solo per gli altri due capi di imputazione ovvero per lesioni personali aggravate. Ieri, durante l’udienza a porte chiuse, «Brajdic - racconta il suo difensore, l’avvocato Stefano Briscik - ha reso delle dichiarazioni spontanee scritte in croato e tradotte in italiano dall’interprete, spiegando che è stato spinto e che non si ricordava bene l’accaduto, perché pensava di essere stato quasi aggredito. Da ultimo si è dimostrato dispiaciuto per l’episodio, era ubriaco e forse aveva assunto sostanze stupefacenti».


Durante il fatto avvenuto in una serata estiva del 2015, infatti, l’uomo, in evidente stato di alterazione, aveva iniziato a infastidire all’altezza della fontana della Pineta un gruppo di quattro giovani che stava festeggiando la fine della scuola. Per allontanare il seccatore, il ventenne Michele Sterle lo aveva spinto, ma il troppo alcol nel corpo di Brajdic, che non dovrebbe avere né fissa dimora né un lavoro, aveva fatto sì che quest’ultimo cadesse a terra. In quel momento la bottiglia di vetro che aveva in mano si era frantumata in mille pezzi. Brajdic aveva afferrato il collo della bottiglia stessa e iniziato a colpire il ragazzo, prima all’addome poi sull’avambraccio sinistro, arrivando a toccare perfino un’arteria. Non contento aveva continuato, colpendo il fondo schiena e altre parti del corpo. L’emorragia era stata talmente forte che, una volta trasportato in ospedale, il ventenne era stato sottoposto al “tourniquet”, un laccio emostatico che serve a fermare il flusso sanguigno. Nella colluttazione erano stati coinvolti anche gli amici di Sterle, due dei quali erano rimasti feriti mentre cercavano di aiutare il compagno per terra.


Il ventenne non si è costituito parte civile né ieri era presente alla sentenza. L’avvocato Briscik, soddisfatto per l’esito poiché il giudice ha tenuto in considerazione la sua tesi secondo la quale non c’era volontà di uccidere, deciderà se ricorrere in appello una volta lette le motivazioni della sentenza, attese entro 15 giorni. Al momento comunque il quarantanovenne si trova già in carcere e vi rimarrà fino a luglio 2018. Alle spalle ha altri precedenti anche per resistenza a pubblico ufficiale con lesioni. Astrattamente avrebbe rischiato circa dieci anni per tentato omicidio, ma il pm comunque aveva chiesto una pena di cinque anni e otto mesi, quattro mesi in più di quella che poi gli è stata in effetti comminata.


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