Concorso bis a quota 700 nella “battaglia” dei loghi
«Da Vancouver a Trieste, quando la selezione del logo cittadino diventa parodia». Alla fine “Invento Trieste”, il concorso messo in campo dall’assessore Maurizio Bucci, ha bucato il web. L’iniziativa è finita sulla rivista “Wired Italia”. «AAA Cercasi un logo, un video e uno slogan per promuovere il turismo cittadino - scrive Davide Michielin -. Un progetto di comunicazione che “valorizzi l’identità della città ed il suo appeal turistico, evidenziando al contempo anche le peculiarità naturalistiche, paesaggistiche ed ambientali del suo territorio”. Offresi gratitudine, visibilità e per i vincitori delle tre categorie “un premio in natura consistente in un tablet”». La rivista, che è considerata come la “Bibbia di Internet”, è stata attratta dal contest parallelo generato da “Invento Trieste”.
«In un presente sempre più proiettato verso il digitale dove la comunicazione ha assunto un ruolo chiave per veicolare i prodotti, il regolamento dell’iniziativa “Invento Trieste”, promossa dal Comune giuliano, ha fatto storcere il naso a molti - scrive il redattore di Wired -. L’indignazione di grafici, creativi e videomaker per la scarsa considerazione della propria professione non ha tardato a manifestarsi sul web, trasformandosi in una controiniziativa dagli effetti comici. Parallela al concorso comunale è nata infatti una selezione che ne raccoglie le proposte rifiutate, alla quale ironicamente hanno deciso di partecipare numerosi professionisti». In una settimana il gruppo “Proposte rifiutate da Invento Trieste” ha superato i 2.300 iscritti e ha partorito più di 700 loghi ad alto potenziale di “witz”. Un vero catalogo che ha seppellito sotto una risata collettiva il contest ufficiale. Triplicati gli iscritti (Invento Trieste è fermo a 700 persone) e decuplicati i brand (Invento Trieste a tutto ieri 40 loghi, 27 slogan e 3 video). Alcuni loghi pubblicati nel contest comunale sono imbarazzanti. Se in quello alternativo ecco la jota (piatto di minestra), il Kren, il cocal (gabbiano) e Monte Grisa, in quello ufficiale spopolano il Faro della Vittoria con le vele della Barcolana sullo sfondo, Miramare e l’alabarda. «Non è un boicottaggio, l’iniziativa è nata spontaneamente. Mi sono accorto che un numero sempre maggiore di persone postavano loghi bellissimi e improbabili. Così ho pensato di raccoglierli» ha dichiarato a Wired Andrea, amministratore del gruppo su Facebook. «L’idea di brandizzare la città è giusta, sono sempre più numerose le amministrazioni che esplorano questa strada. Tuttavia, temo che le modalità con cui è stata imbastita l’iniziativa non porteranno ai risultati sperati», riflette Paolo Rovis, titolare di una tipografia e un passato da copywriter e assessore al Turismo. Si legge su Wired: «Se hai mal di denti non fermi il primo che passa per strada e gli chiedi d’infilarti le mani in bocca. La buona volontà non cura le carie, devi andare da un dentista». A far discutere è il premio in natura previsto, un tablet. «Iniziative come queste, retribuite attraverso premi in natura, sviliscono la nostra professione. È un meccanismo perverso che impedisce ai professionisti di vivere del loro mestiere: l’affitto a fine mese non si paga in visibilità» dichiara a Wired la grafica Alice Polenghi. Sotto tiro l’ideatore Bucci, che si è pure iscritto al gruppo alternativo («i burloni del trash»). «Siamo qua per ridere e basta. Accettare una discussione con Bucci su questa cosa sarebbe stato come giocare a scacchi con un piccione: rovescia i pezzi sulla scacchiera e se ne va impettito, convinto di aver vinto» spiega Andrea. Il concorso “Proposte rifiutate da Invento Trieste” si chiude stasera alle 23.59 lasciando poi al buio “Invento Trieste”. In premio c’è il gioco da tavola “Friko” di Diego Manna. Con la kappa, un’assoluta rarità. «Il bottino comprende anche album di canzoni triestine, magliette e infradito nonché omaggi alimentari - racconta Michielin -. Perché in fondo, il vero simbolo della città è il “morbìn”, la capacità di scherzare anche quando le cose non vanno per il verso giusto».
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