Concorsi pubblici in Fvg, bandi per un solo vincitore
TRIESTE. Dai gettoni per i commissari fino alle spese di cancelleria: fare un bando per assumere un professionista nella pubblica amministrazione movimenta un ingente flusso di denaro. Stupirà allora sapere che in Friuli Venezia Giulia i concorsi banditi finora hanno messo in palio, in media, un unico posto ciascuno. Il carrozzone si muove, lento, ma solo per assumere una persona alla volta. Uno stillicidio. Nessuna selezione ottimizzata del personale, pochi accorpamenti di bandi di gara, discutibile ricorso alle graduatorie di idonei. Questo il panorama in Italia, ma anche in Fvg, dipinto dal Formez, il centro servizi per l’ammodernamento della Pa. È Rosario Maiorano, responsabile del progetto di Riqualificazione della Pubblica amministrazione (Ripam) in seno al Formez, a scattare l’istantanea regionale sui concorsi. Dall’inizio del monitoraggio, le pubbliche amministrazioni del territorio del Fvg hanno compilato e approvato 180 bandi le cui graduatorie sono ancora vigenti. Si tratta di concorsi pubblicati da Regione, Comuni, Province, Università e consorzi pubblici. Su questi 180 bandi pubblicati a partire dal 2007, le posizioni in palio sono state 229, ovvero una media di posti a concorso di 1.27 cadauno. Totale: 224 vincitori e 259 idonei successivamente assunti. «Uno spreco di denaro pubblico. L’ideale sarebbe riuscire a concentrare le procedure con più efficienza», commenta Maiorano, sottolineando che la pratica di bandire un concorso per un solo posto è in linea con l’abitudine nazionale.
Secondo Walter Giani della Cisl la situazione al Comune di Trieste è encomiabile grazie alla pratica del «fare leva su un’economia di sistema basata sul comparto unico». Le criticità rilevate nel panorama locale riguardano la futura Uti Giuliana. «Tutti o quasi i dipendenti della Provincia sono passati in Regione, e così non abbiamo personale che vada all’Uti. A Trieste siamo sotto organico di almeno 400 unità: rischiamo di dismettere una Provincia per creare un ente senza persone in grado di farlo funzionare», aggiunge Giani. Per ovviare al problema, il sindacalista indica la possibilità di attingere da due graduatorie utili a livello regionale. «Il buonsenso vorrebbe che nella Pa non si buttassero soldi pubblici e si assumessero gli idonei», conclude Rosario Maiorano del Formez, che lamenta un’eccessiva autonomia decisionale a livello locale. «Con la riforma del titolo V ogni Comune si fa il proprio regolamento e può inventarsi qualsiasi cosa, bandendo nuovi concorsi a volte inutili».
L'assessore: ora puntiamo ad aggregare le selezioni
«Riduzione del numero di concorsi e graduatorie di idonei a scorrimento? Sfonda una porta aperta», risponde Paolo Panontin, assessore regionale alle autonomie locali, coordinamento delle riforme e comparto unico. Per ovviare all’anarchia vigente in cui ogni ente fa un po’ ciò che vuole con i concorsi, «abbiamo fatto una proposta per la gestione unificata dei bandi. Abbiamo accolto le modifiche dell’Anci che ci ha chiesto di non avere un concorso unico regionale obbligatorio, ma una selezione del personale su base aggregativa da parte delle unioni territoriali, con eventuale facoltà di farla gestire dalla Regione. Lunedì mattina (domani, ndr) dovremmo chiudere il lavoro sul disegno di legge che sarà pronto alla discussione in aula la prossima settimana. Un’aggregazione della domanda comporta economie di scala e razionalizzazione dei costi. Se un Comune fa un concorso per un solo posto di categoria C o D possono presentarsi 10mila persone, gestire la situazione comporta oneri economici importanti». Secondo Panontin, dunque, i concorsi unici sono opportuni per evitare clientelismi e sprechi. In «una fase prossimissima», annuncia, sarà sciolto il nodo sui dipendenti delle Uti attingendo alla somma del personale delle Province e agli idonei delle graduatorie vigenti. E su quelli in scadenza a dicembre, «qualche intervento per una proroga dei termini lo faremo settimana prossima».
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