Concorrenza slovena e crisi economica svuotano le sale giochi
La vicinanza con la Slovenia e la crisi che continua a mordere non fanno funzionare a Trieste nemmeno le sale slot. Che sono spuntate come funghi negli anni passati, ma ora iniziano a evidenziare scricchiolii. Al punto che un sito specializzato nella vendita di immobili ai cinesi fin dallo scorso giugno pubblica l’inserzione relativa alla messa sul mercato della più importante struttura del genere in città, la Winpalace di via Giulia 3. L’annuncio si legge su “Vendereaicinesi.it”, il più utilizzato da chi cerca acquirenti tra gli imprenditori con gli occhi a mandorla. «Ampia sala slot – si legge nell’inserzione corredata da diverse fotografie del locale - con 20 video lottery e 30 slot, dotata di bar di alto livello e importante sala fumatori. Giocato mensile nel 2013 di 800mila euro, richiesta 490mila euro». Il personale impegnato in via Giulia conferma la notizia ma preferisce non rilasciare dichiarazioni. Il responsabile, Davide Pautasso, attraverso un sms pur davanti all’evidenza sostiene che «l’annuncio è un errore».
La struttura più bella e organizzata della città, non una semplice sala giochi o un'agenzia di scommesse ma un mini casinò, era stata aperta nel 2011 negli spazi precedentemente occupati dagli sportelli di Equitalia: il locale da 400 metri quadrati allestiti con eleganza è targato Zest Gaming, la spa di Lecco acquisita da Sisal Slot, società concessionaria dell'Aams (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato) per la gestione della rete telematica dei giochi di intrattenimento. Era stato concepito per diventare l’alternativa ai casinò sloveni.
Ma la potenza delle strutture d’oltreconfine che vengono a recuperare i clienti in centro città con tanto di limousine o di comodi furgoni, offrendo anche pranzo, cena o aperitivo pur di attrarre giocatori, non ha rivali. E anche le sale più piccole, la maggior parte delle quali nelle mani dei cinesi, non funzionano più. In tre anni a Trieste ne sono state aperte una quarantina, escludendo i piccoli corner realizzati in bar e trattorie. La nuova sala slot sistemata in una parte della vecchia Galleria Fabris, ad esempio, è perennemente vuota. Così come le altre aperte negli ultimi tre anni dai cinesi. «Poca gente», si limita a dire uno dei ragazzi cinesi impiegati nella gestione della grande sala sistemata all’inizio di via Battisti. A giocare accovacciati sugli sgabelli davanti alle slot-machines ieri pomeriggio attorno alle 17 c’erano due persone.
«In questo settore la vicinanza con la Slovenia si fa assolutamente sentire, – conferma Sergio Di Pinto, responsabile della sala slot Luxor di via del Follatoio – i costi pazzeschi che noi siamo costretti a sostenere a livello fiscale non ci consentono di offrire ai clienti il trattamento extra che possono garantire le strutture slovene. È evidente che si fa difficoltà». Di Pinto racconta che a giocare alla Luxor va gente di tutti i tipi, «in molti – sostiene – vengono anche per incontrare i soliti frequentatori: è un punto di ritrovo». Ma la crisi spinge a fare sempre più attenzione prima di spendere. Inoltre gli adempimenti burocratici previsti per l’avvio di una nuova attività sono numerosi, complessi e soggetti a continue modifiche e aggiornamenti.
«In futuro – prevede Giuseppe Giovarruscio, presidente regionale di Confesercenti – assisteremo a un netto ridimensionamento di questo tipo di attività che in due anni in città sono spuntate ovunque».
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