Concordia, turismo dell’orrore sul luogo del naufragio
di Elisa Coloni
TRIESTE
Non solo i soccorritori, le forze di polizia e i volontari in lotta contro il tempo, quello delle lancette e quello meteorologico. Non solo i fotografi, i cameraman, i giornalisti, assiepati per ore e ore davanti al gigante agonizzante per raccontare al mondo la tragedia della Costa Concordia. Come ormai accade sempre sui luoghi dell’orrore e della morte, all’isola del Giglio è iniziato anche il trieste rituale del turismo macabro. Fotografie scattate con macchine digitali e telefonini da ogni scoglio a da ogni angolazione, per fermare l’immagine di quella prigione di acqua e lamiere in cui decine di persone hanno trovato la morte o sono forse ancora incastrate. Coppie che fanno uno spuntino e poi si godono il macabro spettacolo, gruppetti che scambiano il gigante bianco per il monumento simbolo di una grande città, da immortalare durante una gita. Immagini, quelle dei turisti dell’orrore al Giglio, che stridono con le manifestazioni di grande affetto che i naufraghi, italiani e stranieri, stanno lasciando all’isola del Giglio per ringraziare gli isolani, firmando su una mappa dell’isola. Centinaia si persone che li hanno aiutati in ogni modo e che si sono prodigate per dare cibo, vestiti e spalle su cui piangere alle migliaia di persone terrorizzate sbarcate dalla Concordia. Su quello che potrebbe essere battezzato come il “memoriale” del Giglio, in tantissimi hanno lasciato un messaggio, un “thanks”, oppure “danke”, oppure ancora “gracias”.
Aspetti commoventi di una tragedia in mondovisione, che si intrecciano a quelli più bizzarri. È il caso della maglietta con la scritta “Vada a bordo, cazzo!”, uscita dalla bocca del comandante De Falco mentre sbraitava al telefono contro Francesco Schettino. La foto della t-shirt, in vendita a 13 euro su Internet, ieri ha fatto il giro del mondo. «Non l’abbiamo fatto per lucro, non è certo con una t-shirt da 13 euro che diventeremo ricchi, ma non tutti hanno capito il nostro messaggi», ha spiegato Stefano Ramponi, titolare dell’azienda e-commerce Lipsia Soft. «Realizziamo spesso magliette con scritte legate all’attualità. Abbiamo puntato su un messaggio positivo, pronunciato dal capitano che è diventato il simbolo positivo di questa vicenda, una frase che forse tutti dovremmo imparare a sputare in faccia a chi si comporta male danneggiando l’Italia e il prossimo».
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