“Concordia” da recuperare con tecnologia triestina
Sarà la Rima srl, storica società cittadina specializzata in impianti oleodinamici per grossi sollevamenti, fondata a Trieste nel 1947 da Vittorio Pagani, a contribuire al recupero della Concordia.
La nave passeggeri della Costa crociere, che quasi esattamente un anno fa (era la sera del 13 gennaio 2012) si arenò sullo scalino roccioso dell’Isola del Giglio, verrà recuperata nel corso di un’operazione che si svolgerà nei prossimi mesi - forse entro settembre - grazie alla strumentazione che sarà fornita dalla Rima.
L’incarico è stato conferito alla azienda fondata da Pagani dalla società americana Titan salvage e dall’italiana Micoperi, che coordineranno l’intero intervento, un’operazione di estrema complessità e delicatezza.
Vittorio Pagani, scomparso nel 1978 (e che i meno giovani ricorderanno come giocatore della Triestina e della Libertas, formazioni nelle quali fu compagno di squadra di Nereo Rocco) fu sostituito alla guida dell’impresa dopo la sua morte dai figli Giuliana e Claudio, che ne sono gli attuali amministratori. Giuliana Pagani, moglie dell’avvocato Fabio Gerbini, legale della Rima, gestisce l’ufficio amministrativo di Trieste, l’ingegner Claudio Pagani invece si occupa dello stabilimento nel quale si costruiscono gli impianti e che ha sede a Caronno Pertusella, in provincia di Varese. La società esporta i propri impianti in tutto il mondo, soprattutto in Europa, Cina, India, Giappone, Brasile.
Qualche mese fa la Rima ha acquisito dal consorzio Titan Micoperi, proprio in virtù della sua oramai riconosciuta competenza in materia, l’incarico di realizzare l’impianto idraulico di livellamento delle piattaforme necessarie per il sollevamento della Concordia. In una prima fase la nave sarà trattenuta da grosse funi di acciaio ancorate dalla parte del lato sommerso; subito dopo saranno fissate sul fondo marino robuste piattaforme di sostentamento dell’imbarcazione, quelle costruite dalla Rima, e saranno montati galleggianti in acciaio, solo da un lato, quello che attualmente emerge, pieni d’acqua.
Nella fase successiva dell’operazione la nave verrà fatta ruotare con l’aiuto delle funi fino ad appoggiarsi, a quel punto in assetto di equilibrio, sulle piattaforme. Saranno allora montati i galleggianti anche sull’altro fianco dello scafo, quello rimasto sommerso per un anno, in modo da permettere che la nave sia di nuovo perfettamente in asse.
Le manovre saranno effettuate dalle nave di appoggio dov’è installata la centralina idraulica di comando, seguendo le operazioni da appositi monitor collegati a telecamere montate sotto il livello dell’acqua che mostrano quanto succede laggiù.
Il recupero di una nave di tali dimensioni sarà il più grosso mai tentato, ma già nel passato in Italia si sollevarono dal fondo le corazzate Leonardo da Vinci e Conte di Cavour.
Dopo il naufragio (che costò in quella terribile notte 32 vite umane cui si aggiunsero oltre 100 feriti, e per il quale si attendono a indagini concluse le richieste di rinvio a giudizio) il relitto, nel corso degli ormai 12 mesi trascorsi, si è mosso di qualche centimetro e perciò i tempi per l’intervento al quale parteciperà la Rima dovrebbero essere quanto più possibile stretti, in quanto il moto ondoso e il peso stesso della nave potrebbero farla scivolare più a fondo. Una prima operazione è stata portata a termine tempo fa dalla società olandese Smit Salvage, che ha rimosso intanto il combustibile dai serbatoi.
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