Concordato o cessione. L’impero dei Dukcevich di fronte ad un bivio
TRIESTE. Concordato in continuità (procedura che, a differenza del fallimento, non prevede necessariamente la cessazione della produzione) o cessione parziale/totale delle attività (6 stabilimenti). Con l’estrema speranza di un miracolo da fine d’anno: l’intervento redentore di un soggetto finanziatore, in grado di colmare quel vuoto lasciato nella cordata creditizia che avrebbe dovuto sostenere il piano industriale di rilancio.
Il futuro di Kipre, il gruppo alimentare che fa capo alla famiglia Dukcevich, si può dunque riassumere in questi tre scenari, i primi due dei quali maggiormente accreditati e credibili. Domani 31 dicembre, non a caso l’ultimo dell’anno, lo staff di professionisti, reclutato dai Dukcevich per venire a capo della critica situazione gestionale, farà sapere - informa un comunicato - «le determinazioni assunte». E comunque «allo stato non sono previsti fermi di produzione o blocchi delle vendite». Nei prossimi giorni si incontreranno le parti sociali e si diffonderanno le informazioni «in un quadro di trasparenza e correttezza».
Lo stesso gruppo di advisor, in una ulteriore breve nota trasmessa dall’avvocato Nicola Longo, ha inoltre puntualizzato di non voler commentare quanto riportato «da taluni organi di stampa su ipotesi di lavoro in corso»: il sottaciuto riferimento riguarda soprattutto il sito specializzato “Alimentando”, secondo il quale l’amministratore delegato Vladimir Dukcevich avrebbe già comunicato ai dipendenti, nel corso di una riunione tenutasi giovedì, un concordato in continuità con tanto di libri contabili consegnati in tribunale nella giornata di venerdì.
Dopo la clamorosa uscita pubblica di Mario e Sonia Dukcevich, che in uno spazio a pagamento su “Sole 24 Ore” avevano attaccato senza nominarla una banca “rea” di essersi sfilata dal pool finanziatore, i fari sono puntati su una delle maggiori realtà produttive nazionali nel comparto salumiero: a fine 2017 si parlava di quasi 480 mila prosciutti Dop (Parma e San Daniele), 763 mila crudi, 19 milioni di vaschette “pre-affettate”, 49 milioni di confezioni di würstel. Il marchio Principe è il primo produttore nazionale di cosce suine stagionate.
Kipre, che ha sede legale a Modena in via Vignolese 1175 non lontano dall’uscita autostradale Sud, lavora con sei siti produttivi. Uno di questi è il vicentino Sossano, sede del marchio King’s, dove già in autunno - spiega il segretario provinciale di Flai Cgil berica Giosuè Mattei - si erano avvertiti segnali preoccupanti, quando l’approvvigionamento di materia prima era crollato da 10 mila a 3 mila cosce. Il personale si era allarmato ed era stato dichiarato lo stato di agitazione, poi la situazione si era parzialmente normalizzata. Ma venerdì pomeriggio la consueta fornitura non è arrivata e i dipendenti sono stati informati che l’azienda si trovava in una fase critica e che nei giorni a seguire si sarebbe saputo qualcosa di più preciso sul destino di Sossano.
A San Dorligo. Anche San Dorligo è preoccupato. Qui i dipendenti diretti, tra amministrazione e fabbrica, sono più di cento. Sandra Modesti, segretario di Flai Cgil Trieste, conosce bene la realtà perchè vi ha lavorato fino a luglio. La fabbrica giuliana sforna würstel e cotti.
È forse la più esposta alle difficoltà - racconta la sindacalista - perchè i würstel hanno un valore aggiunto inferiore rispetto ad altre lavorazioni. Non solo, San Dorligo abbisogna di investimenti sulle tecnologie, a cominciare dal forno: «All’inizio del 2017 - prosegue la Modesti - l’azienda ci aveva detto che avrebbe provveduto al nuovo impianto, un anno più tardi ci hanno invece comunicato che quell’investimento non si sarebbe fatto». Col senno di poi è più facile capirlo. —
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