Conclusa la campagna anti-Tbc Contagiati 4 bimbi e due adulti

Bilancio finale dell’operazione avviata per evitare la diffusione della patologia contratta da una pediatra Sottoposti ai test 2.518 piccoli. Dodici i pazienti risultati positivi senza però aver contratto la malattia
Foto Bruni Trieste 28.09.16 Centro vaccinazioni ASL Trieste
Foto Bruni Trieste 28.09.16 Centro vaccinazioni ASL Trieste

Anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto il carattere «eccezionale» del caso di infezione da tubercolosi scoppiato a Trieste in settembre: «Praticamente privo di precedenti nella letteratura medica». Non sono mancate però le conseguenze per alcuni, per fortuna pochi, degli utenti che nel corso dell'ultimo anno sono entrati a contatto con «il caso indice»: l’operatrice pediatrica che ha scoperto di aver contratto la malattia a distanza di un anno dal momento del contagio. Il bilancio complessivo - che secondo le autorità sanitaria è realistica considerare pressochè definitivo - parla di sei casi di tubercolosi riscontrati in questi mesi: quattro bambini e due adulti, tutti giudicati non contagiosi. Nel complesso sono poi 18 le persone risultate positive al test, anche se le restanti 12 non hanno sviluppato la malattia. I test somministrati dall'inizio dell'operazione superano quota 2.500. Questi i dati principali emersi nell’incontro organizzato dall’Azienda sanitaria universitaria integrata per presentare i risultati della campagna anti-Tbc avviata a fine settembre, dopo la notifica della malattia della pediatra.

Il bilancio

Il direttore generale Nicola Delli Quadri, affiancato dal direttore del Burlo Gianluigi Scannapieco e dai dirigenti dei settori coinvolti nell'operazione, ha tracciato come detto un bilancio quasi definitivo: «Mancano ancora degli aspetti ma siamo agli sgoccioli - ha detto -. Questi sono i risultati finali. Come direttore, medico e persona rivolgo un saluto e trasmetto il mio sostegno a tutte le famiglie coinvolte. Voglio che sappiano che siamo loro vicini». Per due mesi e mezzo oltre 60 persone tra medici, infermieri, farmacisti, psicologi e assistenti sanitari sono stati dedicati a tempo pieno all'emergenza.

Le procedure

Delli Quadri ha illustrato le procedure messe in atto a partire dal 22 settembre. I protocolli hanno incluso la sorveglianza sanitaria di conviventi e contatti stretti, l'esecuzione di test con radiografia al torace nel caso di casi positivi, la chemioprofilassi nei contatti stretti risultati positivi al test. Il tavolo di crisi che ha gestito l'emergenza era composto da referenti dell’AsuiTs, del Burlo e dei pediatri di libera scelta. Quanto agli utenti, l’AsuiTs ha scelto «per principio di precauzione, vista l’altissima contagiosità del caso, di offrire il test di Mantoux a tutti i bambini di età inferiore ai sei anni che fossero transitati per gli ambulatori di via Stock, Via Vespucci, Via Valmaura e Muggia, nelle giornate di presenza del caso indice». In accordo con le linee guida internazionali, si è scelto di risalire nel tempo fino ad un anno dalla data del ricovero del «caso indice» (periodo fra il 1 settembre 2015 e il 15 settembre 2016).

I numeri

Nonostante le stime iniziali fossero più elevate, l’elenco definitivo ha fissato a quota 2mila 790 il numero di bambini da testare. Quelli che finora sono stati sottoposti al test sono 2mila 518. I bambini che non si sono presentati risultano essere 294. Secondo l’Azienda appartengono pressochè a tutti famiglie che non sono più in città. I tentativi di contatto sono ancora in corso: «Le famiglie in questione sono invitate a contattare il numero verde sanità 800991170 per prendere appuntamento».

I test positivi

Spiega l'AsuiTs: «Dei 2.518 bambini sottoposti a test tubercolinico di Mantoux o al Quantiferon test, i positivi in totale sono risultati essere nove, di cui quattro affetti da tubercolosi non contagiosa e cinque positivi al test (né malati né contagiosi)». Per quanto riguarda i contatti familiari della pediatra o le persone a lei vicine, sono risultate positive al test cinque persone adulte su 18, di cui quattro in trattamento preventivo con Isoniazide e una con sospetta tubercolosi polmonare non contagiosa. Quest’ultima è stata posta in terapia antitubercolare. Fra i dieci collaboratori professionali che hanno operato a stretto contatto col «caso indice», tre sono risultati positivi al test: «Di questi due sono in trattamento preventivo con Isoniazide - spiega l'Azienda - e una con tubercolosi polmonare non contagiosa posta in terapia». Fra i 26 contatti lavorativi occasionali una sola persona è risultata positiva al test. Fondamentale, hanno precisato i relatori, è stata la velocità dell’intervento: «Il protocollo ha permesso di intercettare tutti i bambini e gli adulti testati in una fase molto precoce dell'infezione, per cui nessuno è da considerarsi contagioso».

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