«Con l’operazione Hera cento milioni al Comune»
Roberto Cosolini prepara la controffensiva sul fronte Hera, dopo aver dovuto incassare la resistenza “passiva” del Consiglio comunale, che ha costretto la giunta allo “straordinario” di domani sera. Stavolta il sindaco, per argomentare la necessità di un voto positivo che confermi la presenza del Comune triestino nel patto sindacale dell’utility, ricorre all’apologo della convenienza: ovvero quanto abbia giovato ai territori municipale e regionale l’aggregazione di AcegasAps a Hera, avvenuta nell’estate del 2012. E calcola la cifra del guadagno complessivo maturato in questo triennio: 140 milioni.
Inerpichiamoci nelle tappe del percorso “virtuoso”, dove Cosolini assume come riferimento-base la capitalizzazione in Borsa. Partendo dal 2009: allora la “vecchia” AcegasAps, quotata in Piazza Affari, valeva poco meno di 200 milioni; Hera, che si andava ingrandendo, di milioni ne valeva 1385, quindi circa 7 volte AcegasAps.
Trascorrono tre anni e arriviamo al giugno 2012, quando Hera parte alla conquista di Trieste e Padova. Tre anni non felici per il mercato azionario, tant’è che il valore di AcegasAps flette del 31,6% a 136 milioni, mentre il grande gruppo emiliano limita il calo al 17%, attestando la capitalizzazione borsistica a circa 1150 milioni. All’inizio di quell’estate 2012 il 31,5% detenuto dal Comune di Trieste valeva 43 milioni di euro.
E adesso attenzione: ieri l’altro, venerdì 17 aprile 2015, la quota del 4,8%, detenuta dal Comune triestino in Hera con quasi 72 milioni di azioni, valeva in piazza Affari 163 milioni di euro, avendo chiuso il titolo a 2,27 euro. In teoria, dai 43 milioni del 2012 agli odierni 163 milioni, il differenziale positivo ammonta a 120 milioni.
Ma Cosolini concede alla “vecchia” AcegasAps l’onore delle armi, perchè in questi ultimi anni le utilities sono state protagoniste della ripresa borsistica, con una crescita media stimata al 73%. Allora, per ipotesi di accademia, Cosolini applica questo 73% alle “vecchie” azioni AcegasAps, immaginando che non fossero state “delistate”: i 43 milioni del giugno 2012 sarebbero diventati oggi 75 milioni. In questo caso il differenziale, sempre a favore dell’operazione Hera, sarebbe stato comunque di 88 milioni.
Il party non è ancora terminato. Innanzitutto Cosolini mette in conto i 4,7 milioni in contanti appoggiati da Hera all’atto della fusione. Poi aggiunge un differenziale positivo di 10 milioni in materia di dividendi: se AcegasAps smazzava al Comune una cedola media di 3,1 milioni/anno, il triennio a braccetto di Hera ha più che raddoppiato il bottino.
E tira le somme: 88 milioni di maggiore capitalizzazione in Borsa più 4,7 milioni cash della fusione più 10 milioni di dividendi “vitaminizzati”. Risultato finale: l’arrivo di Hera ha fruttato al Comune di Trieste oltre 100 milioni.
Ma, sempre secondo la sequenza numerica di Cosolini, c’è un vantaggio anche per la Regione Friuli Venezia Giulia, in quanto il trasferimento della sede legale di Hera Trading a Trieste ha consentito all’amministrazione regionale di incassare, nell’arco del biennio 2013-14, circa 40 milioni di Iva a titolo di compartecipazione.
Ecco allora come Cosolini giunge a totalizzare quei 140 milioni complessivi cui si accennava all’inizio. Uno snodo molto articolato che al sindaco serve a dimostrare «una grande operazione che ha rafforzato azienda e città». «Per questo - prosegue - siamo intenzionati a rimanere nel patto di sindacato ... e a vendere meno azioni possibile, e se possibile nessuna».
Il sindaco è consapevole che il rinnovato confronto di domani sera in Consiglio comunale resta incerto. «Ci sono due sinistre - riflette - una attardata su posizioni ideologiche, l’altra che si preoccupa di garantire opere e servizi in una situazione finanziaria difficile». «Ognuno si assuma - conclude - le sue responsabilità. Uscire dal patto di sindacato significherà non contare in Hera e in AcegasApsAmga».
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