Con “Lister” nuova vita ai sacchi di caffè

Le prime tele di juta consegnate dall’imprenditore Polojac alla cooperativa di San Giovanni per essere riciclate e diventare splendide e originali borse
La presidente di Lister Carla Stefani con Fabrizio Polojac
La presidente di Lister Carla Stefani con Fabrizio Polojac

L'arte del riciclo non è cosa nuova, ma a Trieste esiste un motivo in più che ne fa un che di speciale in un settore. Due i fattori: la Bora e il caffè. Come si intersecano? Il vento soprattutto d’inverno causa rotture di ombrelli che, falcidiati, diventano delle pratiche borse. Il caffè grezzo mercantile viene trasportato i sacchi di juta che, una volta usati, vengono smaltiti nella maniera più disparata.

Non potendoli riutilizzare quali sacchi, l'idea di un loro diverso uso è venuta al triestino Fabrizio Polojac di Primo Aroma che ha consegnato alla sartoria sociale Lister un primo quantitativo di tele affinchè la creatività artistica degli artigiani potesse sbizzarrirsi. La presidente Carla Stefani parla con entusiasmo di questa nuova sfida “tessuto-caffeicola” che sta portando alla realizzazione di una vera e propria linea sartoriale.

È risaputa la sensibilità della cooperativa nel riciclo. Per esempio, le cravatte dismesse diventano portaocchiali nella parte più larga, graziosi segnalibri in quella più sottile, mentre con quella rimanente si realizzano delle graziose trousse. Neanche i jeans vengono buttati, ma saggiamente riutilizzati per confezionare capi d'abbigliamento, borse, tappeti, arazzi e via elencando: tutti oggetti unici e fatti a mano.

Ora è dunque la volta dei sacchi di juta che un imprenditore attento come Polojac ha voluto offrire osservando come la sartoria riutizzasse di tutto, a esempio gli striscioni della Bavisela nella realizzazione di borse e altra oggettistica. La filiera del caffè si arricchisce così di un ulteriore tassello produttivo-sartoriale. La trama del sacco sarà fonte di creatività da parte dell'art-director Pino Rosati, che prenderà spunto dai disegni e dalle scritte riportate sulle tele, vere e proprie carte d'identità dei chicchi contenuti. Forse già in ottobre potremo vedere sfoggiare le prime realizzazioni associate a eventi che in quel periodo sono programmati sul caffè.

Ma perché il nome Lister per la cooperativa? «Lister acronimo di terlis - affermano nel parco di San Giovanni dove ha sede l'attività sartoriale - che in triestino sta ancora a indicare l'abito da lavoro, cioè un tessuto resistente», una nuova sfida per l'atelier. Per informazioni e donazioni di materiali è possibile contattare gli addetti al numero 0403997243.

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