Con la terza C del ’50/51 in gita scolastica a Parigi

Le fotografie di gruppo, le riunioni conviviali e gli appelli a riconoscersi per rinverdire i ricordi, ci dicono quasi ogni giorno che «sono tutte belle le classi del mondo». In questi mesi, a infittire la serie d'immagini intervengono le testimonianze d'appartenenza al liceo Petrarca, giunto al traguardo dei cent'anni. Chi scrive aggiunge la sua con q.b. d'orgoglio perché iscrittosi nell'austero edificio dell'Acquedotto fin dalla prima media, quasi per scelta d'indirizzo e per sobbarcarsi ogni mattina l'attraversamento di mezza città (in un dato periodo anche fra sirene e bombe) a piedi o in “filovia”.
La foto grande ritrae, a poche settimane dall'esame di maturità, ricordato da molti come un incubo in quanto verteva sulle materie dei tre anni, la terza liceo mista, sezione C. Siamo a 60 anni addietro, anno scolastico 1950/1951. Uno stuolo di belle e brave ragazze in grembiule nero e solo sei maschietti sei, superstiti di un'impietosa scrematura fin dal ginnasio. In piedi, da sinistra (interrotti dagli insegnanti Pesante, Pescani, Verzegnassi e Mercanti), sono schierati, in giacca e cravatta d'ordinanza, Fabio Dossi, Claudio Gherbitz, Sergio Kostoris, Arduino Agnelli e Giuliano Schiffrer.
A tutte le ultime classi spetta la qualifica di “speciale”, ma questa terza C fece davvero epoca. Lo prova la presenza nel gruppo del preside Ghersa che volle essere della partita. Insegnanti più che appagati dal rendimento, risultato complessivo alla “matura” oltremodo brillante. La palma del migliore, tutti 9 (solo perché il 10 era bandito), andava al Bernardi, il mio compagno di banco che ne sapeva una più del libro, ma senza ostentazione. Tanta bravura all'intorno finì per influenzare anche me, più propenso allo «speriamo che me la cavo». Ma avevo un consistente diversivo, avendo assolto da tempo gli studi anche al Tartini diplomandomi in pianoforte. E fu proprio il neonato Comitato scolastico del liceo Petrarca (fra gli animatori, seniores di un anno, c'erano Franco Giraldi e Tito Perlini) a farmi debuttare in un recital nel gennaio 1949. Mal me ne incolse, perché alcuni insegnanti cominciarono a prendermi in giro; poi per fortuna si stufarono.
La “specialità” di quella sezione accompagnò molti di noi anche in seguito: frequentazioni, amicizie. Nel suo ambito, assolti gli studi universitari per tutti, si formarono addirittura due famiglie: Mariella De Curtis e Arduino Agnelli, Fulvia Schubert e Sergio Kostoris. Questa terza C fece parlare di sé nell'ultimo scorcio d'anno scolastico per un viaggio sensazionale, a Parigi, durante le vacanze pasquali. La prima trasferta all'estero di una scolaresca del dopoguerra, così dissero in quanto, all'epoca, solo le più audaci si spingevano fino ad... Aquileia.
L'iniziativa partì dal prof. Pesante che volle al suo fianco come accompagnatori la Gardiol (insegnante ginnasiale di francese) e il collega Serti. La Ville Lumière ci accolse fredda e piovosa, impazzita nel traffico causa uno sciopero a oltranza di bus e métro. Per gli spostamenti ci venne assegnato un camion militare con un sergente alla guida. Fra le serate extra, una all'Opéra. D'un'altra, in uno scantinato della Rive Gauche, una nostra compagna, Annamaria Tiberi, rimase colpita e ne scrisse spesso e a lungo. Io invece, infastidito dalle Gauloises degli esistenzialisti, ammirai i virtuosismi di un accordéoniste e la voce di una ragazza nerovestita, di cui chiesi il nome e mi fu risposto: Juliette Gréco.
Un inconveniente alla Tati guastò il rientro. Alla stazione di Briga il prof. Pesante, sceso dal treno per sgranchirsi le gambe, rimase sulla banchina mentre il convoglio si mosse e s'infilò rapido nel Sempione. Senza biglietto, fummo tutti costretti a scendere a Milano per attendere, dopo ore e ore, il capogita che custodiva in tasca il documento collettivo. Se solo ci fossero stati i telefonini!...Perchè, ci fu raccontato, la vana attesa di tutti i genitori qui alla Centrale causò notevole trambusto.
La disavventura sarebbe passata sotto silenzio. E invece la settimana successiva, sulla “Cittadella”, rubrica a firma Monsieur Verdoux, ecco testuale il trafiletto: «Per finire segnaliamo il fortunoso ritorno da Parigi del prof. Pesante e dei suoi discepoli i quali, percorse Italia, Svizzera e Francia sotto gli auspici del liceo Petrarca, hanno trovato modo di farsi onore in varia guisa. Notabile l'insistenza dimostrata dal prof. Pesante nel voler custodire i biglietti di tutta la brigata, pur tenendo in dispregio gli orari delle Ferrovie italiche, francesi ed elvetiche. Dopo aver raggiunto all'ultimo istante il treno in partenza da Trieste, il Pesante – sempre custoditi i biglietti in tasca – è rimasto a terra a Briga. Questi incidenti sembrano dovuti al fatto che, una volta tanto, il Pesante non era accompagnato dal prof. Mercanti». Un resoconto improntato a perfidia. Ma si sa, i redattori della “Cittadella” erano del Dante...
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