Con la morte di Spolverini chiude il “prato celeste”
Il cancello dipinto in color celeste è chiuso con una grossa catena. Dalle inferriate, che cominciano scrostarsi, si intravede parte del campo celeste, dove la vegetazione è cresciuta e lungo i vialetti appaiono grossi ciuffi d’erba. In fondo ricavato da una siepe altissimana il tunnel che porta all’edificio che Vittorio Spolverini aveva trasformato nella sua chiesa.
Quel cancello, chiuso da mesi, non si riaprirà più a quanti, e non erano pochi, il sabato e la domenica giungevano, soprattutto da fuori regione, per incontrare il veggente. Il “prato celeste” non esiste più. È morto assieme al suo fondatore, Vittorio Spolverini. E questa mattina a Viterbo, sua città natale, saranno celebrati i funerali di quest’uomo che negli ultimi 34 anni della sua vita ha fatto parlare di sè in tutt’Italia per quelle presunte apparizioni della Madonna avvenute una prima volta a due passi dell’Isonzo e poi proseguite su quello che lui ha semprew chiamato il “prato celeste”.
Era dall’estate scorsa che Spolverini non veniva più a Farra, impossibilitato dal male che lo aveva colpito. Aveva chiuso anche il sito Internet, ma aveva continuato a mantenere un contatto via web con quanti si rivolgevano a lui per chiedergli una parola di conforto.
Come sempre accade in queste occasioni, la sua attività di veggente aveva diviso: chi gli credeva e in questi anni ha continuato a seguirlo, chi invece pensava che le apparizioni erano delle invenzioni. Sui blog, oltre alla notizia della sua morte, pochi i commenti e quei pochi quasi tutti favorevoli a Spolverini: “al prato ci vado da 18 annie Vittorio mi ha cambiato la vita”, “tutto quello che succedeva al prato celeste era vero e per me era un punto di riferimento”, “per chi crede ed ha conosciuto questo grande uomo, Vittorio sarà sempre vivo nei nostri cuori”. Ma c’è anche chi sostiene che “i veggenti non esistono nonostante debba ammettere che secondo la pubblica opinione siano sempre esistiti. Naturalmente la perdita di Spolverini è dolorosa solo per quelli che l’hanno conosciuto”.
La morte di Spolverini a Gorizia ha fatto certo notizia, ma è stata accolta con un po’ di distacco, come è un po’ nel dna di questa città che non è stata mai capace di grandi slanci. Diciamolo chiaramente, Gorizia aveva seguito all’inizio l’avventura di Spolverini - anzi Dani come è più conosciuto in città - con una certa curiosità. Poi, pian piano lo ha abbandonato. Al “prato celeste” arrivavano da ogni dove, ma pochi erano i goriziani. Anche lui aveva tagliato i ponti con Gorizia andando a vivere nella Bassa friulana.
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