Con la fine dell’emergenza nessuno sconto sulla quarantena per chi risulta positivo al Covid
Il ministero della Salute: «Per i vaccinati con terza dose l’isolamento dura 7 giorni».
Resta la preoccupazione per le vittime: in un mese toccata la soglia dei 5.000 morti
ROMA. Nessuno “sconto” sulla quarantena dei positivi al Covid. Regole e tempi restano invariati anche con la fine dello stato di emergenza, precisano dal ministero della Salute. Costretto a intervenire per chiarire un passaggio del decreto approvato dal governo la scorsa settimana e appena entrato in vigore. Il provvedimento (articolo 4 comma 1) recita che «a decorrere dal 1 aprile 2022 è fatto divieto di mobilità dalla propria abitazione alle persone sottoposte alla misura dell’isolamento per provvedimento dell’autorità sanitaria, in quanto risultate positive al SARS-CoV-2, fino all’accertamento della guarigione». Non viene precisato un limite temporale e molti l’avevano interpretato come un allentamento della misura: non appena il tampone risulta negativo sei libero, anche dopo 4 o 5 giorni. Invece no. Dagli uffici del ministro Roberto Speranza sottolineano come al comma 3 dello stesso articolo si faccia riferimento alla «circolare del ministero della Salute con cui sono definite le modalità attuative dei commi 1 e 2».
Si tratta, viene spiegato, della circolare a firma del direttore generale della Prevenzione Gianni Rezza del 4 febbraio, in cui appunto si specifica che «per i non vaccinati o i vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da più di 120 giorni e per i guariti da più di 120 giorni l’isolamento dura 10 giorni con un test antigenico o molecolare negativo alla fine del periodo». Mentre «per i vaccinati con terza dose booster o che hanno completato il ciclo vaccinale da meno di 120 giorni e per guariti da meno di 120 giorni l’isolamento dura 7 giorni», sempre con tampone negativo alla fine. Di fatto, nessuna variazione rispetto all’attuale regime. Dal primo aprile, quindi, l’unica novità riguarda i cosiddetti contatti stretti di positivi al Covid, che non dovranno più mettersi in quarantena: senza fare distinzioni tra chi ha fatto una, due, tre o nessuna dose, il decreto prevede che per tutti scatti solo l’autosorveglianza. Che consiste nel portare per 10 giorni la mascherina Ffp2 al chiuso e anche all’aperto in caso assembramenti. Alla prima comparsa dei sintomi bisogna, comunque, fare il tampone e ripeterlo dopo 5 giorni se si è ancora sintomatici. Il numero dei nuovi contagi, se non altro, sembra in flessione. Poco meno di 60mila quelli registrati ieri, nell’arco delle 24 ore, dal ministero della Salute, in calo rispetto agli oltre 73mila conteggiati sabato. Ma con 120mila tamponi processati in meno, tanto che il tasso di positività è dato in crescita, al 15,5%, mentre sabato era al 14,5%.
Aumentano, anche se con numeri contenuti, i ricoverati in terapia intensiva e nei reparti ordinari. Mentre i morti sono stati 82, in calo rispetto ai 118 del giorno prima. Ma i medici sono preoccupati e chiedono al governo «maggior gradualità nell’uscita dall’emergenza». Il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, sottolinea che «dal 24 febbraio, giorno di inizio del conflitto in Ucraina, ad oggi abbiamo superato la soglia dei 5.000 morti per Covid. Non dobbiamo dimenticarci di quest’altra guerra – avverte – che fa meno rumore ma che continua a mietere troppe vittime». Quindi l’appello al ministro Speranza «a spingere per l’adozione di tutte le misure necessarie per raffreddare le curve, abbattere i contagi e, di conseguenza, ridurre la mortalità – dice Anelli – Invitiamo il governo a non abdicare al ruolo di rendere sicuri i rapporti sociali, in nome di una certo auspicata, ma non ancora raggiunta, fine della pandemia». In pratica, la Fnomceo chiede a governo e Parlamento di intervenire, «nell’iter di conversione dell’ultimo decreto legge, perché siano introdotti emendamenti volti a una maggior prudenza».
Riproduzione riservata © Il Piccolo