Con il lockdown in Slovenia, Gorizia e Nova Gorica di nuovo divise

GORIZIA Per il momento sul piazzale della Transalpina, a delimitare lo spazio transfrontaliero, c’è solo un nastro bianco con la scritta blu “Stop Policjia”. La Slovenia si prepara a isolarsi e a entrare, dal 1 aprile al 12 aprile, in lockdown, ma la rete metallica eretta di fronte alla stazione ferroviaria lo scorso anno rimane soltanto un ricordo lontano nel tempo. Anche se l’approccio sembra essere più morbido di allora, la sostanza però non cambia.
Per entrare in Slovenia rimangono (per ora) valide solo le motivazioni di lavoro, sanitarie o di urgenza e sono tutte da dimostrare. Per attraversare il confine è inoltre necessario presentare un certificato che attesti la negatività al coronavirus e il test non deve essere più vecchio di 48 ore.
Se sul piazzale della Transalpina, per segnalare il confine, è stato messo un nastro della polizia, a Casa Rossa e a Šempeter le autorità slovene si sono limitate a piazzare in mezzo alla carreggiata un divieto di transito proprio come avevano fatto lo scorso anno. Oggi il passaggio è consentito oltre che dal valico autostradale di Sant’Andrea, da quello urbano in fondo a via Montesanto. All’ex valico di Salcano gli agenti controllano i veicoli in arrivo da Gorizia. Un controllo rapido, ma pur sempre un controllo.
In uscita dalla Slovenia, invece, si può passare direttamente senza che nessuno chieda nulla. A pochi passi dalla linea di confine, però, una lunga fila di persone attende pazientemente di poter effettuare un tampone: tampone necessario per poter poi rientrare. «Si tratta dei lavoratori frontalieri. Alla mattina la fila è più lunga. la coda richiede, più o meno, un’ora d’attesa», spiegano alla frontiera.
Se piazzale della Transalpina, Casa Rossa e Šempeter presentano una qualche forma di avviso che invitava a non attraversare il confine, diversa era la situazione ai valichi di seconda categoria del Collio. Tanto a San Floriano, quanto a Castelletto Versa - dietro a Mossa - in mattinata la carreggiata appariva libera. E nessun avviso era stato posizionato neppure all’ex valico agricolo di Valerisce.
Come alla Transalpina è stato, invece, tirato un nastro al passaggio pedonale del Rafut e così anche in fondo a via San Gabriele dove, però, la strada è chiusa anche sul lato italiano per la presenza di un cantiere. Qui, oltre al fettucciato bianco e blu della polizia, a impedire il passaggio ci sono le transenne con le reti arancioni. Una ragazza con al guinzaglio il cane e una borsa della spesa si avvicina.
Si ferma, siede su una panchina e prende il telefono per fare una chiamata. Attende che dall’altra parte arrivi qualcuno a prendere ciò che ha con sé, proprio come accadeva l’anno scorso alla Transalpina. Quando però c’era la rete metallica che la tagliava in due. —
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