Con Anita Gorizia a un passo dall’Oscar

L’attrice isontina nel cast de “La grande bellezza” che ha vinto il Golden Globe
Di Alex Pessotto

Con buona pace di chi sostiene lo ius soli, di chi si ferma al dato anagrafico, Anita Kravos, pur nata a Trieste, va considerata goriziana. Nessuno, dotato di buonsenso, può non volerla tra i figli più illustri della città, non farla rientrare tra quelli più celebri. Specie da quando, l’altro ieri, “La grande bellezza”, film di Paolo Sorrentino, ha trionfato, quale miglior film straniero, al Golden Globe. Nel cast, stellare, c’è naturalmente anche lei, Anita: stella tra le stelle.

Ha appreso della vittoria da una sua amica. Che, a sua volta, l’aveva saputa da Facebook. «La sensazione - racconta Anita - è di leggerezza, felicità, soddisfazione». È a Roma l’attrice, dove vive. «Ma a Gorizia vengo spesso: mi fa sentire a casa, certo. E credo di aver beneficiato tanto della sua multiculturalità, mi ha dato tante possibilità di espressione». Brevemente e più nello specifico: la nascita è a Trieste, nel ’74; a tre anni si trasferisce a Savogna, dove frequenta le elementari; le medie, invece, le fa alla Locchi e le superiori al liceo linguistico Paolino d’Aquileia.

«La stessa scuola di Matteo Oleotto - precisa l’attrice - anche se lui ha due anni meno di me. Siamo un po’ i due goriziani nel mondo per quanto riguarda il cinema. Tra l’altro, Matteo è un regista che stimo molto. Zoran il successo lo merita eccome: e, ovviamente, non voglio trascurare il protagonista: l’udinese Giuseppe Battiston».

Non al Paolino d’Aquileia si fermano gli studi di Anita. Che non solo è tosta, ma anche assai preparata. Si iscrive a lingue, a Ca’ Foscari, e si laurea. La tesi è sulla sua esperienza al Gitis, l’Accademia russa di arti teatrali, forse l’accademia teatrale più importante al mondo (fra i suoi allievi, anche Eimuntas Nekrošius, proprio lui, il grande regista): un’esperienza, per una non russa quale Anita, che già allora ne dimostrava capacità e caparbietà.

Ora l’attrice di lingue ne parla sei: sloveno, inglese, tedesco, russo, francese. Oltre all’italiano, of course. Tanta passione (e propensione) per le lingue le è stata data da quella “multiculturalità goriziana” di cui parla? Chissà. Certo è che Gorizia ha avuto importanza anche nella sua formazione di attrice: «L’incontro con Walter Mramor è stato decisivo: avevo sedici anni quando ho cominciato a frequentare il suo laboratorio. È stato un grande maestro. Mi ha sempre fatto sentire a mio agio nel campo della recitazione. Lui non imposta nulla dall’esterno, ti mette nella condizione di poterti esprimere: ecco, ti permette una piena libertà d’espressione».

Non solo Mramor, tuttavia. «Anche Maia Monzani è stata importante: mi ha insegnato dizione; un insegnamento prezioso».

Quanto ai suoi genitori, alla sua famiglia «non posso che ringraziarli; mi hanno seguito sempre in questo percorso. Sono fondamentali per me ma, credo, per molti della mia generazione. Mio papà è il mio primo ammiratore».

Chi a Gorizia non l’ha vista al cinema, l’avrà vista a èStoria, di cui è presenza costante e fin dalla prima edizione, a introdurre i vari appuntamenti fra le tende Erodoto, Apih e gli altri spazi dei giardini pubblici. Certo è come di lei sentiremo ancora parlare. Non tutto si risolve con la vittoria de “La grande bellezza”. Domani sapremo le nomination agli Oscar. Che alla notte degli Oscar parteciperà anche il film di Sorrentino è dato per scontato.

«Se il film otterrà la nomination - aggiunge Anita con la giusta dose di scaramanzia - alla grande cerimonia, il 2 marzo, ci sarò eccome». Per il momento, gustiamo, pure noi, il successo suo. Per il futuro la partecipazione a produzioni, anche americane e tedesche, non le dovrebbe mancare. Ma, in fondo, non è nuova alle cronache la Kravos. Come non ricordare, fra le sue prove, la candidatura al David di Donatello, quale attrice non protagonista, per il film, del 2009, “Alza la testa” di Alessandro Angelini? E come non ricordare…? Sarà il caso di fermarsi. Un’ultima cosa soltanto, per chi il film di Sorrentino non l’ha visto: Anita interpreta il ruolo di Talia Concept, artista provocatrice e irascibile, performer solitaria rinchiusa nella diffidenza che dialoga con Jep Gambardella, interpretato da Toni Servillo. A cui, l’altro giorno, non credendo d’essere ascoltato, è scappato un “vaffa” a una giornalista che gli aveva domandato, dopo la vittoria al Golden Globe, ragguagli sulle critiche a “La grande bellezza”. Senza sciocchi confronti, al telefono da Roma, la cortesia di Anita è parsa un’altra cosa.

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