Comune, subito rispuntati i fondi per i gruppi consiliari

I capigruppo riabilitano i 13mila euro: si vedrà sotto bilancio. Ok del centrosinistra ma l’Idv dice no col M5s e Sel si astiene. Pdl, Lega e Un’altra Trieste non votano
Di Piero Rauber
Lasorte Trieste 20/06/11 - Consiglio Comunale, Cosolini, Coloni, Menis, Patuanelli
Lasorte Trieste 20/06/11 - Consiglio Comunale, Cosolini, Coloni, Menis, Patuanelli

Il week-end porta scompiglio. Nel Consiglio. L’ultima riunione dei capigruppo sconfessa la penultima. Tra le due, quattro giorni. L’oggetto della retromarcia, finanziariamente, pesa poco. Simbolicamente, però, in tempi d’antipolitica, vale quanto le citazioni pubblicitarie della carta di credito. Non ha prezzo. Ieri, appunto, i capigruppo del Consiglio comunale hanno riabilitato - col voto di buona parte della maggioranza di centrosinistra e la lavata di mani di buona parte delle opposizioni di centrodestra - i 13mila euro l’anno di fondi riservati ai vari gruppi per le spesucce, che per regolamento spaziano dall’acquisto di libri e quotidiani alla spedizione di lettere. Gli stessi fondi, questi, che gli stessi capigruppo, nella riunione precedente di giovedì, avevano azzerato.

La riabilitazione del mucchietto di euro - che viene rimesso così tra le voci di spesa per il funzionamento del Consiglio, dove tra giovedì e lunedì era comparso un bello zero - è un rinvio del problema al momento in cui si tratterà di discutere in aula il bilancio di previsione 2013. Risolutiva, raccontano i presenti, è stata la mozione d’ordine - dopo le perplessità di ordine regolamentare avanzate in particolare da Roberto Antonione - proposta per Trieste cambia, la civica del sindaco, da Roberto Decarli. A favore del “per intanto i soldi li rimettiamo e poi vedremo” si sono espressi i capigruppo di maggioranza eccezion fatta per il dipietrista Paolo Bassi, che ha votato contro col grillino Paolo Menis, e per il vendoliano Marino Sossi, che si è astenuto col finiano Michele Lobianco e con lo stesso Antonione. Non hanno partecipato al voto quelli del Pdl, della Lega e di Un’altra Trieste.

Ma cosa c’è dietro? Nulla di marcio, e molto di nobile, per come viene raccontato da chi concorda col passo indietro. «Non è in discussione il merito ma il metodo», sostiene Antonione. «Dato che la decisione di azzerare i fondi era stata assunta con un voto della sola maggioranza - aggiunge il parlamentare - e dato che tali fondi sono previsti dal regolamento, mi chiedo se il regolamento può essere cambiato a colpi di maggioranza». «Si tratta solo di tentare la strada della condivisione formale delle regole, a garanzia di tutti i gruppi », fa eco Giovanni Maria Coloni dal Pd. «Discuteremo al momento del bilancio, non aveva senso spaccarsi sulle regole come è avvenuto giovedì», si accalora Decarli chiamando in causa il presidente del Consiglio comunale, il rifondatore Iztok Furlanic, fautore della votazione, nella riunione precedente, per indicare lo zero alla casella dei fondi per i gruppi. «Prendo atto del ripensamento», mette le mani avanti proprio Furlanic. «Io - precisa - avevo avanzato quella proposta in buona fede, dopodiché è legittimo si voglia discuterne in sede di bilancio e di regolamento, ritenendo non corretto che la maggioranza decida anche per altri gruppi». «I se la fa e i se la disi», ironizza Maurizio Ferrara dalla Lega, esplicitato poi da Everest Bertoli dal Pdl: «Poche idee e ben confuse da parte di una maggioranza che ormai rasenta il ridicolo. Noi non avevamo partecipato al voto nemmeno giovedì perché contestualmente, e il presidente Furlanic non l’aveva accolta, avevamo avanzato la proposta di un dimezzamento dei fondi per le consulenze e per il gabinetto del sindaco, che valgono, quelli sì, molto di più». «È una scelta inopportuna, dovremmo essere orgogliosi di tagliare il tagliabile, prima di passare ai servizi sociali», lamenta Bassi dall’Idv. Il più duro è Menis dall’M5s: «Per tagliare prima e ripristinare poi 13mila euro di fondi ai gruppi, abbiamo fatto due commissioni che, tra gettoni e regia amministrativa, sono costate ben più di duemila euro. Sono bastati i piagnistei del Pdl, della Lega e del deputato Antonione per far rimangiare la parola al centrosinistra».

«Ma sotto bilancio vedremo chi quei fondi li vorrà, e chi invece ci rinuncerà, destinandoli magari a opere buone», insistono i teorici della retromarcia. Per la cronaca, nel 2012 i gruppi hanno restituito, in quanto non spesi, quasi 10mila dei 13.500 euro a disposizione. A non toccare nemmeno un euro sono stati Pdl, Rifondazione, Idv, Lista Dipiazza, M5s, Trieste Cambia, Cittadini e Gruppo misto, al secolo Antonione.

@PierRaub

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