Comune, le chiese costano quasi un milione e mezzo

Il Movimento 5 Stelle punta il dito sui costi della manutenzione degli edifici di culto «Non sarebbe meglio cederle alla Chiesa?». Dapretto: «Questione da approfondire»
Di Fabio Dorigo
Foto BRUNI TRieste 06.06.12 Chiesa di S.Antonio
Foto BRUNI TRieste 06.06.12 Chiesa di S.Antonio

Un milione e 360mila euro bilancio quest’anno. Due milioni e 260 mila euro nel 2001. «Il Comune di Trieste (caso unico a livello regionale e italiano, ndr) è proprietario di molte chiese e questo comporta la spesa di parecchi soldi per la loro manutenzione. E' forse il momento di cambiare qualcosa?». La domanda è la premessa di un ordine del giorno di Paolo Menis (Movimento 5 Stelle) presentato e poi ritirato all’insegna del “parliamone” arrivato sia dalla maggioranza di centrosinistra che dalla giunta comunale. In tempi di “spending review” sono cifre non indifferenti. Il tema sarà oggetto di un approfondimento da parte della commissioni II (Finanze) e IV (Lavori pubblici e patrimonio immobiliare) alla presente dell’assessore Andrea Dapretto.

A raccogliere la sfida è stato il consigliere comunale Pietro Faraguna, presidente della IV Commissione che ha messo subito in calendario (probabilmente venerdì prossimo) una riunione congiunta tre le due commissioni. «Pur riconoscendo il valore storico-artistico-culturale di tali edifici, tale situazione comporta per il Comune (ma anche per la Regione Friuli Venezia Giulia) l’obbligo di allocare cospicue risorse economiche per attività di manutenzione ordinaria e straordinaria. Solamente nel 2013 in bilancio erano previsti interventi per 1.360.000 euro (1.710.000 euro nel 2012 e 2.260.000 euro nel 2011); ancora a titolo di esempio, la sola Chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo ha beneficiato, dal 2002 al 2012, di circa 880.000 euro di contributi regionali».

Che fare? Nell’ordine del giorno il consigliere del M5S chiedeva «al sindaco e agli assessori competenti di avviare, assieme agli altri enti ed istituzioni coinvolte, un percorso mirato al trasferimento della proprietà degli edifici di culto agli enti religiosi di riferimento». Ma si può fare? «È un retaggio normativo austro-ungarico e forse non riguarda neppure solo chiese cattoliche - aggiunge Faraguna -. Ma l’argomento è interessante e merita di essere approfondito con spirito laico». L’assessore Dapretto non chiude la questione posta dal Movimento 5 Stelle. Anzi. «Non si può rubricare - spiega - il problema con il fatto che si tratta solo di luoghi di culto e quindi non sono una competenza del Comune. In molti casi sono dei monumenti, vere attrazioni turistiche e vanno in questo salvaguardate e valorizzate. Ma certo il problema dei beni ecclesiastici in carico all’amministrazione esiste e merita di essere approfondito». Il numero degli edifici di culto di proprietà comunale, ereditato dall’Austria, è consistente. Di certo ci sono le chiese di Sant’Antonio Nuovo, quella del Rosario, quella di Roiano, San Giacomo, San Giovanni. «Anche una parte di San Giusto. È una cosa mista» rivela don Ettore Malnati, vicario episcopale di Trieste. Sul fatto che gli edifici di culto possano essere trasferiti facilmente dal Comune alla Chiesa, ha parecchi dubbi:M5S) «Stiamo parlando di un concordato internazionale. Un trattato difficile da modificare. I diritti si possono cedere, i doveri vanno onorati. È il cardine del diritto internazionale». L’unica norma certa. «Pacta sunt servanda» chiude la faccenda don Malnati con una locuzione latina. Come si usava un tempo.

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