Comune, il portiere assenteista ricorre contro il licenziamento
Colpo di scena. Claudio Coretti, 58 anni, il portiere fattorino in servizio negli uffici del Comune di via Genova con la passione delle auto (ne possiede 12 tra cui una Ferrari) finito nei guai per assenteismo, ora vuole tornare a lavorare. Succede dopo che il Comune gli ha comunicato il licenziamento. Così, tramite l’avvocato Roberto Corbo, ha proposto ricorso contro il provvedimento disciplinare (che porta la data dello scorso 16 luglio) e si è rivolto al giudice del lavoro Annalisa Multari. L’udienza clou in cui sarà discussa la vicenda è stata fissata per il prossimo 11 marzo. È la seconda dopo quella “preliminare” dello scorso 12 febbraio. Da dire che nello scorso agosto Coretti ha patteggiato - per la vicenda dell’assenteismo - davanti al gip Guido Patriarchi la pena di nove mesi con la sospensione condizionale per truffa ai danni del Comune.
Il pm Federico Frezza ne aveva chiesti 18, di mesi. Non potevano evidentemente passare senza essere tenuti in conto, davanti al giudice, quei 435 euro e 69 centesimi già versati via bonifico dal fattorino in “servizio” in via Genova come quantificazione delle ore non lavorate (il che sostanzialmente ha evitato che lo stesso Comune si costituisse poi parte civile ma appunto non gli ha evitato il licenziamento). Che ora, appunto, Coretti ha impugnato chiedendo che il giudice del lavoro lo faccia riassumere. Anche se, bisogna rilevare, al momento è in malattia.
Le ragioni della richiesta sono, per il difensore, più che evidenti. L’articolo 16 del contratto di lavoro indica che «la sanzione disciplinare del licenziamento con preavviso si applica per recidiva plurima, almeno tre volte all’anno». Come dire che le vicende giudiziarie in cui è incappato il fattorino del Comune hanno avuto un peso inferiore a quello previsto dalle norme. Scrive poi l’avvocato Corbo: «La maggior parte dei fatti per i quali sono stati aperti i procedimenti penali a carico del signor Coretti riguardano anche condotte che esulano completamente dall’ambito dell’attività lavorativa svolta da Coretti e sono fatti per i quali deve venir giudicato». E poi ancora: «L’unica sentenza di condanna attinente l’attività lavorativa svolta riguarda l’allontanamento di Coretti dal posto di lavoro, ma per tale condotta il ricorrente è stato punito con la sanzione disciplinare della sospensiva del servizio con privazione della retribuzione per 6 mesi».
Ma c’è di più. Osserva ancora l’avvocato Corbo: «Nelle giornate in cui si sono verificati gli episodi contestati Coretti prendeva regolarmente servizio e dopo aver verificato l’entità e la tempistica dei compiti che lo riguardavano nella mattinata e, in momenti che non confliggeva con lo svolgimento delle sue mansioni, semplicemente usciva dal posto senza “alterare” alcunché e senza usare alcun accorgimento fraudolento». In effetti per un mese gli investigatori del commissariato di San Sabba lo avevano pedinato. Lo avevano visto che usciva da casa e andava a - volte - in Comune. Dove timbrava il cartellino e poi rientrava a casa. Altre volte era andato anche in palestra per mantenersi in forma e poi in certi casi aveva mandato la convivente che poi gli avrebbe dovuto consegnare il badge. Ma, a giudicare dal ricorso, non basta per essere licenziati.
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