Comparto unico, salta il tavolo: 50mila in sciopero
TRIESTE. Le categorie sindacali del comparto unico, all'ora di pranzo, dicono che è «imbarazzante, irricevibile, vergognoso, mai così deludente». Non possono bastare 2 milioni di euro comprensivi degli oneri riflessi, 8 euro lordi mensili medi a lavoratore, tanti propone la controparte datoriale, per il rinnovo di un contratto fermo dal 2009. Una cifra troppo bassa rispetto ai 19 milioni utilizzati nel 2008 e ai 76 milioni all'anno di risparmi prodotti dallo stallo. E quindi, a questo punto non c'è più il condizionale, lo sciopero si farà. Il 25 maggio, dieci giorni prima del voto amministrativo che impegnerà, tra gli altri, due Comuni capoluogo, Trieste e Pordenone. A scendere in piazza, come anticipato, non saranno però chiamati solo i 14mila dipendenti di Regione, Province, Comuni e Comunità montane. A manifestare contro la giunta regionale, i sindaci, il governo nazionale e tutti i datori di lavoro coinvolti, saranno anche sanità, ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, Ater, sanità privata e cooperazione sociale, ovvero le 50mila persone al lavoro nei servizi pubblici in Friuli Venezia Giulia.
La misura è colma, è la sintesi di un comunicato di fine riunione condiviso da Mafalda Ferletti (Cgil Fp), Massimo Bevilacqua (Cisl Fp), Maurizio Burlo (Uil Fpl), Fabio Goruppi (Ugl) e Paola Alzetta (Cisal). Avevano atteso senza troppa fiducia l'appuntamento fissato da Paolo Panontin. Ma al tavolo non hanno trovato né l'assessore alla Funzione pubblica né il direttore generale Roberto Finardi. E la proposta consegnata loro dal neopresidente della delegazione trattante di parte pubblica Luca Tamassia li ha gelati.
«Dopo sette anni di mancato rinnovo del contratto - fanno sapere i segretari del comparto unico - quello che i datori di lavoro sono stati capaci di confezionare, e solo dopo nostra reiterata sollecitazione, è uno scandaloso aumento dello 0,4% lordo annuo per tre anni, non più di 6 milioni sul triennio». Soldi che, tolto il 36,5% di oneri riflessi, si riducono a 1,3 milioni all'anno, informano ancora i sindacati, «con l'aggiunta che si pretende pure di riassorbire in quel minimo aumento sul tabellare la vacanza contrattuale, un istituto grazie al quale percepiamo tra i 10 e i 12 euro al mese. Come dire che per tutto il 2016 e parte del 2017 ci chiedono di fatto di restituire qualche euro». «Uno scandalo», tuonano ancora Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Cisal, che già stamattina avvieranno le procedure per lo sciopero.
Una giornata, mercoledì 25 maggio, che vedrà protestare larga parte del settore pubblico del Fvg. A meno di sorprese sarà l'inevitabile conclusione di una trattativa mai decollata sul piano economico. Alla Regione che, con l'assessore Panontin, si è detta in attesa delle decisioni del Consiglio dei ministri sui rinnovi contrattuali, il sindacato ha sempre contrapposto il dossier dei risparmi: il blocco dei contratti, sostengono le sigle, «ha consentito ai datori di lavoro di mettere da parte quasi 500 milioni di euro, 76 all'anno dal 2009». Ma non è nemmeno piaciuto il silenzio sugli aspetti giuridici. In tempi di Unioni territoriali intercomunali in partenza, a far discutere è anche il nodo della mobilità: «Posto che abbiamo consegnato una proposta già l'anno scorso mirata a favorire spostamenti su criteri oggettivi - ribadisce ancora Ferletti della Cgil -, l'assessorato regionale è pienamente inadempiente anche su questo».
Guerra aperta, dunque. E agenda già riempita. I sindacati hanno in programma assemblee in tutto il territorio: il 16 a Pordenone, il 17 a Udine, il 18 a Trieste il 19 a Gorizia, il 20 a Tolmezzo per i regionali, sempre il 18 a Trieste per i comunali. «Ma incontreremo anche i candidati sindaci, in particolare quelli di Trieste e Pordenone - incalza Burlo -. Vogliamo sapere prima del voto qual è la loro posizione rispetto a rinnovi del contratto legittimi e su cui invece la controparte è vergognosamente assente».
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