Compagnon inguaiato dall’ex segretaria
UDINE. Era la sua segretaria personale. E per lui lavorava anche come impiegata amministrativa nella società di cui era il legale rappresentante. Per pagarla, però, l’onorevole Angelo Compagnon adoperava i soldi del gruppo consiliare dell’Udc, di cui in quegli anni era il segretario regionale. Fondi pubblici, insomma. Spesi prima di tutto per rispondere alle incombenze quotidiane del politico - dalla prenotazione delle visite mediche, alla gestione delle pratiche per la contrattualizzazione della badante della zia -, e soltanto in un secondo momento per le attività del partito. Cioè per i compiti per i quali era stata formalmente incaricata. Così, dal 2006 al 2013. Quando, ritrovatasi con una lettera di recesso immotivato nelle mani e tentata vanamente una composizione bonaria della vicenda, Ilaria Vicario non ha deciso di presentare ricorso. Nell’atto, figurano citati non soltanto Compagnon, ma anche il suo successore alla guida della segreteria, Leonardo Zappalà, le due segretarie amministrative dell’Udc Fvg, Federica Zambelli e Claudia Giorgiutti, e lo stesso partito nazionale.
Il caso è approdato sui tavoli del giudice del lavoro di Udine, Marina Vitulli, il 30 dicembre e sarà affrontato nell’udienza del 27 maggio. L’obiettivo dell’ex collaboratrice, che nella vertenza è assistita dall’avvocato Claudia Ogriseg, è di ottenere l’impugnazione del recesso - considerato a tutti gli effetti un licenziamento illegittimo - e riconoscerle nel contempo la differenza retributiva e il danno pensionistico complessivamente subiti. Al centro del ricorso, in particolare, la tipologia dei contratti fatti sottoscrivere di volta in volta alla Vicario - dapprima, incarichi per prestazioni occasionali, per un compenso forfettario lordo di 5 mila euro annui e, dal novembre 2008, contratti di collaborazione a progetto - e le condizioni di subordinazione cui aveva di fatto lavorato, sempre sotto direzione e controllo dell’onorevole.
«I compiti cui veniva adibita - si legge -, lungi dal limitarsi a un’autonoma attività di assistenza e ricerca a favore del gruppo, la impegnava con orari decisi autoritativamente da Compagnon, che pretendeva lavorasse alla Repco sas dalle 9 alle 14.30, dal lunedì al venerdì e con reperibilità telefonica, e che partecipasse al pomeriggio e alla sera alle riunioni politiche. Solo a conclusione di tali incombenze - continua -, poteva dedicarsi alle altre attività di assistenza all’onorevole, anche quale segretario regionale dell’Udc, e al gruppo consiliare regionale». Andazzo, questo, rimasto inalterato anche dopo il suo passaggio in capo al partito, con la sottoscrizione del contratto a progetto - febbraio 2011 - non più con il gruppo, bensì con l’Udc. «Sempre discostandosi, quindi - si evidenzia - da quanto previsto negli incarichi formali ricevuti». Progetti talvolta fantasiosi. Come nel caso del contratto del settembre 2012, che parlava di «elezioni politiche nazionali e provinciali» di cui il governo Monti non aveva ancora prospettata l’indizione. L’epilogo qualche mese fa e con tanto di “ciliegina”. Perchè tra il Cud che le è stato consegnato a fine rapporto e il bilancio 2012 dell’Udc, alla voce relativa al suo compenso, figura uno scarto di quasi 10 mila euro: 32 mila 547 euro, a fronte dei 23.276,22 effettivamente ricevuti.
Un ruolo, quello della Vicario, del quale tutti in casa Udc erano a conoscenza. Nessun mistero, insomma, e nessuno scandalo. Almeno fino a quando, nel settembre del 2010, l’allora capogruppo in Consiglio, Edoardo Sasco, non decise di intervenire. È lo stesso ricorso a evidenziarlo, ricordando la raccomandata inviata alla Vicario per precisarle come il contratto a progetto sottoscritto con il gruppo consiliare parlasse chiaro. «L’incarico di collaborazione conferitole - scriveva Sasco - riguarda esclusivamente i compiti richiamati nel contratto da lei sottoscritto il 1° novembre 2009».
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