Commissione tributaria, allarme organici

Il presidente Raffaele Tito: «Sarà necessario sopprimere una delle due sezioni». In calo i ricorsi, chiaro specchio della crisi

Organici della Commissione tributaria provinciale: c’è forte preoccupazione per il futuro. A evidenziarlo il presidente Raffaele Tito nella relazione annuale indirizzata al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria a Roma e, per conoscenza, al presidente della commissione regionale. Attualmente, il personale «limitato nel numero ma elevato nella qualità e nella produttività - annota Tito - consente di mantenere ottimi i rapporti con l’utenza». Semmai, «la situazione futura del personale giudicante non potrà non risentire della cessazione dell’attività, per raggiunti limiti d’età, di ben tre componenti: i due vicepresidenti in carica (avvocato Luciano Loricchio e dottor Giuseppe Alfano) e il componente ragionieri Grossa, cui si aggiunge il trasferimento, già avvenuto, del dottor Carlo Sciavicco alla Commissione provinciale di Pordenone, quale presidente di sezione».

Continua Tito: «Questi vuoti di organico, ben quattro quindi, sono iniziati nel settembre 2017 e si completeranno nella primavera del 2018. A quella data - evidenzia con una certa preoccupazione - la Commissione di Gorizia sarà composta solo dal presidente e da altri sei giudici, a fronte di una struttura articolata in due distinte sezioni. Sarà quindi necessario procedere alla soppressione di una sezione, anche se è presto per avanzare allarmanti valutazioni».

Parallelamente, continua il calo dei ricorsi che sono stati 254 nel 2014, 197 l’anno successivo, 177 nel 2016 e 140 nel 2017. «Con questi numeri - spiega il presidente - è e sarà agevole mantenere elevati standard di rendimento. Ciò si deve senz’altro alla professionalità e dedizione di tutti i giudici». Ma c’è il rovescio della medaglia. Perché, a sentire Raffaele Tito, «l’esiguità dei ricorsi depositati e, soprattutto, la costante curva calante consentono certamente tempi assai rapidi di risposta e di decisione, ed è quindi un dato apparentemente positivo, ma continua a sollecitare valutazioni complessivamente allarmanti». In che senso? «Si ha l’impressione che un tanto sia anche conseguenza di una profonda e persistente crisi economica che incombe nell’Isontino. Insomma, non vi è contenzioso tributario perché l’economia non gira affatto e non è per nulla “brillante”». In secondo luogo, l’accesso al servizio della Giustizia tributaria, per effetto delle attuali procedure deflattive, «è per il contribuente sempre più economicamente oneroso, difficile, pieno di possibilità di errore».

Conclude Tito: «Il contribuente paga oggi imposte e sanzioni senza troppa convinzione e si sente quasi schiacciato da un complesso meccanismo che vorrebbe più giusto. Egli vede le Commissioni troppo lontane, ben consapevole che non tutti vi possono accedere. I piccoli contribuenti ne sono intimoriti, i costi complessivi sono eccessivi. E ciò non per nulla un bene».

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