Commercio a Trieste, “liberalizzate” le edicole

Consiglio comunale, ok alla delibera. Mozione per togliere le auto da via Punta del Forno
Foto Bruni 10.03.14 Consiglio Comunale
Foto Bruni 10.03.14 Consiglio Comunale

Non solo giornali e riviste. Trieste liberalizza le edicole. In consiglio comunale è andata in scena ieri sera l’abrogazione del “Piano comunale dei punti esclusivi di vendita di giornali e riviste” e “criteri per il rilascio dell’autorizzazione relativa ai punti vendita non esclusivi”. Ovvero «la possibilità di trasformazione dell’attività svolta nei chioschi edicola da commercio al dettaglio a commercio su aree pubbliche» come ha illustrato, al dettaglio, l’assessore allo Sviluppo economico Edi Kraus. La delibera è passata a maggioranza con 21 voti a favore, diverse astensioni (M5S e Federazione della sinistra) e altri che non hanno partecipato al voto. Sulla delibera di “scarso contenuto” (parola di Maurizio Bucci) si è consumata la prima parte della seduta del Consiglio con un dibattito surreale. I liberisti che avrebbero voluto votare a favore costretti a non partecipare per carenza di documentazione. A sollevare la questione Paolo Rovis (Ncd) che si è trovato senza un documento che aveva chiesto: «Purtroppo non darò alcun voto perché non sono stato messo in condizione di poter deliberare». Nel suo “aventino” Rovis ha trascinato anche il collega Maurizio Ferrara e il gruppo di Forza Italia con Everest Bertoli. Il centrodestra, che avrebbe votato sì, si è trovato a non votarla. «Avrei votato a favore di questa delibera, ma c’è un limite anche all’arroganza dei numeri». Alla fine, comunque, le edicole sono state liberalizzate. E ora potrebbe realizzarsi lo scenario descritto dall’apocalittico Bucci (Fi). «Nelle edicole in pieno centro si potranno vendere reggipetti e mutande, ma anche pesci e verdure» la denuncia dell’ex assessore. Sardoni e patate incartate nei giornali. Abbinamento perfetto. «Non propendo per mutande e canottiere. Spero che gli edicolanti si specializzino nell’offerta per i turisti» ha aggiunto Rovis.

Il resto del Consiglio comunale si è speso su una mozione urgente (qualche settimana dopo) sul “Caso Aldrovandi/Sap” presentata dai consiglieri Roberto Decarli e Patrick Karlsen. Cosa c’entra il consiglio comunale di Trieste con i fatti di Rimini? Nulla. Che effetto produce una mozione del genere? Nessuno. Un esercizio di stile tra i vari gruppi politici. Ci potevano stare anche le studentesse sequestrate in Nigeria (Piero Camber). O forse si poteva spendere qualche parola in più sull’alluvione in Bosnia e Serbia. Forse. Dopo la mozione triestina il reato di “tortura” avrà sicuramente vita facile. È passata all’unanimità invece l’altra mozione “anticasta” di Decarli su via Punta del Forno: «L’attuale area oggi adibita a parcheggio per la dirigenza comunale deve essere restituita e resa fruibile a uso pedonale». Tutti d’accordo. L’assessore Elena Marchigiani, in aula, annuisce convinta. I dirigenti comunali ancora non lo sanno.

(fa.do.)

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