Come risalire a un volto o una targa dal pc, poliziotti e militari “a scuola” a Padriciano
le attività
Rintracciare un ricercato grazie alla corretta interpretazione dei filmati delle telecamere a infrarossi. Oppure, partendo da una fotografia, risalire al modello di telefonino con il quale è stata scattata o, ancora, allo specifico cellulare, che lascia delle tracce digitali che solamente degli strumenti molto sofisticati possono cogliere. Che le forze dell’ordine e gli investigatori italiani possano averli in dotazione, e che le loro prestazioni tecnologiche migliorino di anno in anno, non può che far dormire sonni più tranquilli. «Quando vendiamo una licenza - spiega il ceo dell’Amped Martino Jerian - poi viene rinnovata di anno in anno, anche perché siamo in grado di aumentare le funzioni e di rendere dunque i programmi sempre più raffinati e, quindi, efficaci. Quando siamo partiti il software disponeva di una ventina di funzioni, mentre l’ultima versione aggiornata ne ha fino a 140: un bel salto di qualità, che va a vantaggio delle indagini e, di conseguenza, della sicurezza di tutti». Che questi programmi siano decisamente particolari e non destinati a un pubblico di semplici appassionati per un uso privato, lo chiarisce anche il prezzo di queste soluzioni, che oscilla tra i mille e i 10 mila euro.
«C’è l’idea di base che, quando si ha un video a disposizione, basta darci un’occhiata rapida e il gioco e fatto - evidenzia Jerian - ma la realtà è molto diversa. Faccio un esempio, semplice ma d’effetto. Le telecamere a infrarossi possono modificare, e in modo anche molto significativo, le immagini. A volte possono riprodurre a quadri una camicia che nella realtà era a tinta unita. Con il risultato che si finisce per dare mandato alle forze di polizia di cercare persone che di fatto non esistono. Sono errori di questo tipo che si punta a evitare quando si fa formazione sull’interpretazione corretta di un’immagine. Il problema più frequente in cui si imbattono gli investigatori è la bassa qualità delle foto e dei video, ma noi forniamo loro gli strumenti per leggere quelle immagini nel modo migliore possibile. Lo facciamo in maniera del tutto trasparente, servendoci di un metodo scientifico basato su algoritmi, che io stesso sono stato chiamato a illustrare nelle aule di tribunale in occasione di alcuni casi giudiziari, anche molto noti».
Basta dare una sbirciatina in internet per trovare il nome della società triestina all’interno di articoli e approfondimenti legati a casi famosi, dalla cosiddetta strage di Duisburg alla tragedia della Torre piloti nel porto di Genova. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo