Come cambia l’urbanistica a Trieste: 9 partite vicine alla svolta, da Barcola al Piano del centro storico

L’ex discarica da bonificare oltre Porto vecchio, le infrastrutture nell’antico scalo, piazza Sant’Antonio. E i cantieri privati
BONIFICA DEL TERRAPIENO DI BARCOLA: Sono 90.000 metri quadrati da mettere in sicurezza con un intervento mare-terra da 5,5 milioni
BONIFICA DEL TERRAPIENO DI BARCOLA: Sono 90.000 metri quadrati da mettere in sicurezza con un intervento mare-terra da 5,5 milioni

TRIESTE. Sono nove le partite aperte che impegneranno in via prioritaria l’Urbanistica comunale negli ultimi mesi del terzo mandato Dipiazza. Alcune sono risolvibili nel breve periodo, altre sono destinate a spalmarsi in tempi medio-lunghi.

I nove dossier, classificati dal direttore dipartimentale Giulio Bernetti, sono ripartibili in tre scaffali. Il Porto vecchio fa la parte del leone con 5 fascicoli: la bonifica di Barcola, il II lotto di infrastrutturazioni, la cabinovia-ovovia, l’accordo di programma da sottoscrivere insieme a Regione e Autorità portuale, il futuro del villaggio Greensisam.

Poi abbiamo il Piano particolareggiato del Centro storico, che vedrà la luce tra inverno e primavera, e il restyling di piazza Sant’Antonio. Infine due grandi cantieri privati, l’ex Fiera (100 milioni) e l’ex Maddalena (40 milioni), che rappresentano, a velocità differenti, opportunità per ammodernare e rilanciare aree degradate del tessuto urbano semi-periferico.

Nel Porto vecchio il Comune ha la possibilità di investire nell’arco di un paio d’anni quasi 15 milioni per infrastrutturare e risanare la zona, accrescendone valore e utilizzabilità. Una prima novità: dal novembre 2018 non si parlava della bonifica dell’ex discarica barcolana, “armata” da un finanziamento regionale di 5,5 milioni.

Ora le notizie sembrano positive: il Comune presenterà il progetto definitivo, provvedendovi con un incarico esterno, chiamato a svolgere il compito entro le elezioni comunali (qualora si voti in primavera). Compiute la caratterizzazione e l’analisi dei rischi, elaborate le prescrizioni della Regione, riunita la conferenza dei servizi preliminare, adesso si può stringere verso la messa in sicurezza dei 90.000 metri quadrati del terrapieno, che si estende dagli ultimi magazzini del Porto vecchio verso le società nautiche.

Bernetti pensa a una protezione costiera garantita da scogli e da cemento, mentre all’interno mezzo metro di terra “fresca” sarà gettato su un apposito tessuto. Questo lavoro bonificatorio potrebbe essere ultimato entro il 2023, in modo tale - ipotizza l’ingegnere - che le prime realizzazioni sportivo-ricreative, previste dalle linee-guida, sorgano nel 2025.

Oltre alla bonifica, c’è bisogno di acqua-luce-gas-fogne per consentire al Porto vecchio di attrarre investitori. Il II lotto, finanziato nell’ambito dei 50 milioni stanziati dal ministero dei Beni culturali, progetta opere per 9 milioni di euro, che si svilupperanno dalla parte est del Magazzino 26 fino al varco del Silos lungo il muro confinario con la Stazione centrale: ma la gara è ancora ai blocchi, perché il parere della Soprintendenza tarda. L’auspicio è che l’iter si sveltisca, cosicché il bando sia lanciabile in febbraio.

Della lentezza, con cui arranca l’accordo di programma Comune-Autorità-Regione per il governo di Porto vecchio, si sa già abbastanza, a cominciare dall’arrabbiatura del sindaco. Il destino del villaggio Greensisam, che vede il coinvolgimento della Regione intenzionata a trasferire i propri uffici in due dei cinque magazzini, è ancora tutto da precisare. Sui 40 milioni, per costruire la cabinovia-ovovia mare-Carso, la parola spetta all’organo decisore, ossia il ministero delle Infrastrutture e Trasporti.

Il Piano del centro storico ha ricevuto una quarantina di osservazioni, che adesso andranno vagliate. Una volta che siano più o meno recepite, il documento tornerà a fare il giro dell’oca tra circoscrizioni, giunta, Consiglio: Bernetti spera di saltarci fuori a marzo, per consegnare alla città un nuovo strumento pianificatorio a distanza di 41 anni dal precedente, che fu redatto da Luciano Semerani.

Sempre nelle competenze dell’Urbanistica, rientra il “refresh” di piazza Sant’Antonio, sul quale è appostato 1 milione di euro da spendere durante l’anno. È l’ultima piazza da sistemare in centro (dopo Goldoni, Vittorio Veneto, Venezia, Libertà) e Dipiazza, poco desideroso di imbarcarsi in polemiche, ha disposto che la fantasia non andasse al potere: masegni sui due lati, un po’ di arredo urbano e festa in duomo.

Infine, i due disegni privati. Il più vicino a tramutarsi in realtà è l’ex Maddalena, 20.000 metri quadrati dove la Htm Nord Est dell’imprenditore veneto Francesco Fracasso si sta avviando a rogitare con il Comune per fare grande distribuzione, parcheggio, direzionale, residenziale (poco). Ancora indietro, seppure in annunciata ripartenza, la trasformazione ludico-commerciale-parking dell’ex Fiera a opera della carinziana Mid, pilotata da Walter Mosser.—


 

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