«Colpa degli artisti se l’asta alla Biennale è andata così male»

L’organizzatrice Barbara Fornasir: «Prezzi troppo alti non hanno voluto né ascoltarci, né aiutarci»

TRIESTE

«Errore degli artisti. Hanno chiesto prezzi astronomici. Forse apposta: non volevano vendere niente... Non hanno aiutato gli organizzatori, neanche stavolta qualcuno ha voluto darci una mano. Asta imbarazzante alla Biennale, domenica pomeriggio, col 90% di invenduto? Imbarazzante per chi non c’era, anche per le istituzioni, non certo per noi».

Barbara Fornasir, l’architetto che dall’inizio ha seguito per Sgarbi l’allestimento del Magazzino 26, poi affiancata da Federica Luser, non perde smalto all’indomani dell’asta di chiusura, che ha lasciato sul campo tutte tranne 6 piccole opere, ed erano 65 (certe al prezzo di un mini-appartamento).

Fornasir è quella che ha voluto l’asta, in dissenso coi collaboratori, e l’altra sera qualche spettatore, di fronte alla serie impietosa di “ritirato”, “ritirato”, “nessuno fa shopping?”, si è rammaricato che una manifestazione così ben riuscita da luglio a oggi per tutti i suoi vari aspetti andasse a finire come luna calante. Vittorio Sgarbi è arrivato appena alle 21, dal Piemonte dove aveva ricevuto un premio. Il falò delle opere “rifiutate” è stato acceso davanti a un piccolo gruppo di persone, la folla del pomeriggio si era naturalmente ormai dileguata. Sembra che il “pignarul” artistico abbia dato buoni auspici per la direzione che ha preso il fumo, naturalmente interpretato dagli ospiti friulani presenti.

Alla vigilia dell’evento gli artisti che avevano deciso di mettere le proprie cose all’asta, padroni assoluti però nel poterne stabilire il prezzo, erano stati consigliati a una certa prudenza, a un gesto più simbolico che reale, a presentarsi con quotazioni dimezzate. E invece questo non è successo, con qualche decisa perplessità di chi se ne intende.

Ieri Fornasir ha scagliato su di loro la colpa: «Ho scoperto - dice - che il metodo di calcolo per dare un prezzo all’arte contemporanea consiste nel prendere la misura e moltiplicarla per un certo coefficiente. Questo sballa ogni autentica valutazione, l’opera piccola può avere tanto maggior valore. Adesso capisco - prosegue Fornasir - come una sanguigna su carta lunga 20 metri di una artista giovane sia stata presentata a 80 mila euro».

Detto che siamo nella più preoccupante crisi economica, che «la gente è depressa», che comunque gli organizzatori «hanno fatto il possibile e anche più in tutto questo periodo, aprendo Porto vecchio alla città», Fornasir comprime anche l’impressione della sala convegni zeppa di curiosi: «Secondo me - dice - molti erano gli artisti stessi venuti a vedere come andava». Per questo non si è venduto? Ma cade così anche la visione della vivace curiosità dei triestini.

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