Coloranti “fuori legge” nei piatti di riso e pollo: tre locali indiani nei guai

Inchieste della magistratura sui ristoranti dopo le “visite” dell’Azienda sanitaria. In via Nordio contestata anche la cattiva conservazione dei cibi. Tre gli indagati
Lasorte Trieste 14/01/19 - Via Brunner, Ristorante Indiano Krishna
Lasorte Trieste 14/01/19 - Via Brunner, Ristorante Indiano Krishna

TRIESTE Coloranti nel cibo e pietanze mal conservate. I tre ristoranti indiani di Trieste sono finiti nel mirino della magistratura: il “Masala” di via Nordio, lo “Yoga” di via Corridoni e il “Krisnha” di via Brunner.

Gli accertamenti, avviati dall’Azienda sanitaria a cominciare dalla primavera dell’anno scorso, hanno riscontrato varie inadeguatezze sotto il profilo delle norme in materia di igiene nella produzione e nella vendita degli alimenti destinati al pubblico. La Procura ha aperto un’indagine diretta dal pm Federico Frezza.

La posizione più delicata riguarda il “Masala”. Il locale di via Nordio, che stando a quanto riferito dai dipendenti ha cambiato gestione di recente, a primavera ha acquistato sostanze alimentari con l’aggiunta di additivi chimici non autorizzati. Gli additivi, secondo la magistratura, sarebbero stati impiegati senza la piena osservanza delle norme prescritte. Si tratta dei coloranti commercializzati dalla India Trading srl, denominati “Red Food colour”, “Green Food colour” ed “Egg Yellow Food colour”. Prodotti per colorare il riso. Ma il pm sospetta anche una possibile frode. I clienti sarebbero stati tratti in inganno, visto che il locale non aveva provveduto a riportare sul menù l’impiego delle sostanze, il cui uso serve a simulare le tonalità delle spezie più pregiate per i piatti di riso e carne di pollo.

Non solo. Due mesi dopo la prima ispezione, gli operatori sanitari hanno rinvenuto all’interno del ristorante cibo deperibile in cattivo stato di conservazione: riso bianco, bocconcini di carne cotta, bocconcini e cosce di pollo al curry reperiti in magazzino. Tutti alimenti tenuti a temperature non idonee. Nei guai è finito il pakistano Naeem Parvez (difeso dall’avvocato Chiara Centrone), che all’epoca dei fatti lavorava nel ristorante. L’uomo ha peraltro gettato nel bidone dei rifiuti alcuni additivi chimici e un barattolo di spezie con residui di liquidi coloranti. Lo ha fatto non appena si è accorto della presenza degli operatori sanitari.

Gli alimenti sono stati sequestrati, mentre il locale è stato raggiunto da un provvedimento di sospensione per alcuni giorni.

Più limitate, invece, le contestazioni allo “Yoga” di via Corridoni e al “Krishna” di via Brunner, che vede indagati rispettivamente il cinquantanovenne indiano Harbans Lal e il connazionale Baldev Singh, quarantatreenne. Per i due ristoranti, ispezionati a maggio, il problema è sempre lo stesso: i coloranti. Sostanze acquistate per preparare i piatti. Ma di cui non c’era traccia nei menù.

L’avvocato William Crivellari, che segue entrambi gli indagati, chiarisce: «Non parliamo di situazioni gravi, tant’è vero che i locali non sono stati chiusi. Anche perché quelle sostanze non sono né nocive né vietate. Il punto è l’utilizzo entro un determinato quantitativo. Il ragionamento dell’Azienda sanitaria - spiega - è che siccome è stato acquistato un certo numero di contenitori di coloranti, allora significa che le sostanze sono state impiegate in quantità elevate. Ma non esiste alcuna prova. Per quanto riguarda il menù - sottolinea Crivellari - va appurato qual è il limite di impiego oltre al quale è obbligatoria la trascrizione. Nelle ispezioni di luglio è stato accertato che i due ristoranti, nel dubbio, non hanno più usato i coloranti». —


 

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