Colonia bisiaca a Panama dà “anima” alle paratoie

STARANZANO. Le paratie del canale di Panama grazie alla Cimolai parlano italiano e portano la bandiera del Friuli Venezia Giulia, ma la loro anima “interna”, che dà loro vita è bisiaca. Sono mesi ormai che la Gem di Staranzano, una piccola azienda specializzata nella realizzazione di impianti elettrici e di quadri sempre più complessi, ha le sue squadre di specialisti impegnati a lavorare in diverse parti del mondo. Ma l’impresa di Panama con quelle paratie da oltre 40 metri realizzata grazie alla Cimolai sta rendendo i vertici e le maestranze dell’impresa insediata nel cuore della zona industriale Schiavetti-Brancolo, a due passi da Bistrigna, davvero orgogliosi.
Una storia tipica di queste parti, iniziata da una ditta di famiglia impegnata in lavorazioni tecniche che poi grazie alla presenza di realtà industriali come Fincantieri, Ansaldo ora Nidec Asi, Goriziane e Cimolai, entra nel giro delle aziende dell’indotto e ora spicca il volo. I lavori e la produzione? «Per il 95% grazie alle commesse estere - racconta l’amministratore unico Adriano de Stabile che ha a fianco Daniele Cecotti, braccio destro e il figlio Stefano - se non fosse così saremmo nelle condizioni di altre ditte che boccheggiano e che tante volte ci vengono a chiedere lavoro».
Durante la conversazione da una finestra dell’ufficio al primo piano, che si affaccia sul capannone dove c’è l’area di produzione, arriva il tipico brusio del lavoro, basta affacciarsi per rendersi conto che ormai spazi e attività della Gem sono al limite. L’intero capannone è stracolmo di cavi elettici avvolti in matasse, i banconi sono intasati da quadri elettrici in via di preparazione e i lavoratori pullulano attorno per completarli.
«Siamo nati nell’88 come ditta individuale, avevo iniziato con un ufficio in casa mia - racconta con un sorriso negli occhi De Stabile - poi con la crescita di Fincantieri e le navi bianche siamo entrati nel comparto e da qui è iniziata la nostra crescita. Abbiamo aperto un primo capannone, poi un secondo, abbiamo ampliato l’attività nel 2001 e nel 2011 siamo venuti qui e per noi è tutto cambiato. Avevamo iniziato in quattro, c’era un solo grande cliente come Fincantieri e non superavamo i 100milioni di lire di fatturato. Oggi siamo in 32, il portafoglio clienti si è allargato, si è raggiunto i 3milioni di euro e quest’anno supereremo anche questa soglia».
Alla Fincantieri, che ora rappresenta circa il 30% del fatturato della Gem si sono aggiunti colossi come l’ex Ansaldo, Goriziane, Cimolai e ultimamente gli stessi armatori delle navi Fincantieri, come Carnival che chiama la Gem per i refitting direttamente negli Usa. «Ci sono stati momenti difficili negli anni della crisi, dopo il 2008 tra 2011 e 2012 - continua - e la situazione era tragica con tante aziende che saltavano attorno a noi. Abbiamo stretto i denti e cercato di non mandare via nessuno, per noi i lavoratori sono preziosi, una risorsa professionale unica che non è facile rimpiazzare e si tratta di gente che lavora con noi ormai da 20 anni. Abbiamo deciso di guardarci attorno e battere il mercato esterno. Eravamo quasi dipendenti da Fincantieri, 10 anni fa abbiamo diversificato ed ora il 95% delle commesse arrivano grazie all’estero».
Le commesse hanno inziato a decollare, non bastano le mani per lavorare e in azienda si respira un’aria positiva. «La nostra avventura più entusiasmante è iniziata l’anno scorso - prende la parola Daniele - quando la Cimolai ci ha chiesto di realizzare l’impianto elettrico per le 8 paratoie che si stavano costruendo a San Giorgio. Quando abbiamo finito ci hanno chiesto di andare a gestire il lavoro direttamente a Panama dove abbiamo inviato quattro persone specializzate. E sul luogo c’erano le altre otto paratoie, della parte opposta del canale, che non avevano gli impianti sia interni che esterni. Una commessa che è raddoppiata e ci siamo dovuti occupare anche di tutto l’apparato di movimentazione con i motori a terra. Le quattro persone inviate a Panama ora lavorano con la manodopera locale e gestiscono tutto. Bisogna assicurare la fornitura di tutti i quadri elettrici, oltre 300 pezzi, con tutto il sistema di automazione e potenza sul canale. Siamo orgogliosi perchè possiamo dire che tutti i quadri elettrici del canale di Panama sono bisiachi!».
Un orgoglio che si respira nell’azienda di Staranzano e gli stessi responsabili non nascondono disappunto e dispiacere, tornando a casa dalle varie missioni, nel vedere il territorio e la città dibattersi continuamente nella crisi e nella depressione economica e sociale. «Gli italiani nel mondo sono sempre stati bistrattati - aggiunge Cecotti - ma sono 25 anni che giro il mondo e trovo sempre gli italiani nei grandi cantieri e nelle maxi opere che gestiscono le opere con tecnologia e know how oltre che creatività tutte italiane. Con Cimolai e le grandi navi bianche di Fincantieri stiamo portando in goro per il mondo la nostra sapienza artigianale, il nostro know-how del saper fare. E mi dispiace quando torno a Monfalcone vedere che la situazione della città va a rotoli e non si riesce nemmeno a piantare un palo per illuminare la rocca di Monfalcone».
Cecotti assieme al figlio di De Stabile, forse per fortuna, non hanno tempo per rammaricarsi troppo, c’è da correre in un altyro lato del mondo per occuparsi di altri impianti.
«In questo periodo moltre a Panama abbiamo altre persone a Miami - conclude De Stabile - c’è una squadra di undici persone che sta lavorando per un refitting a una nave Carnival. Sono stati loro a chiamarci direttamente e non più Fincantieri».
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