Colombin, l’amministratore unico lascia, spunta un piano per salvare l’attività
TRIESTE Subito un colpo di scena nell’udienza di ieri mattina, davanti al giudice Daniele Venier, sul caso Colombin, preceduta da un presidio dei sindacati per sollecitare un’adeguata tutela dei 72 dipendenti che vedono sempre più a rischio il proprio posto di lavoro nella storica azienda triestina produttrice di tappi dopo il sequestro degli immobili scattato nei giorni scorsi. Il nuovo amministratore unico della Colombin&Figlio Spa, Giovanni Loi, che aveva appena assunto l’incarico, ha infatti comunicato al giudice le proprie dimissioni. Nel corso della stessa udienza il procuratore facente funzioni Fedrico Frezza ha ribadito la richiesta di fallimento.
Ma il protagonista dell’udienza è stato soprattutto l’ex componente del Cda Pasquale Giordano, avvocato di Rahhal Boulgoute, l’imprenditore marocchino che controllava in precedenza la Colombin prima della cessione di una parte delle quote, avvenuta all’inizio dell’anno. Giordano ha prodotto una memoria per chiedere anzitutto di rigettare, a nome di Boulgoute, la richiesta di fallimento, dopo che la nuova proprietà ha presentato istanza di concordato prenotativo, tuttora pendente.
Secondo il legale e l’imprenditore marocchino ci sarebbero tutti i presupposti per ridare ossigeno all’azienda e a chi ci lavora. E nella memoria si spiega anche come. Boulgoute, che si è costituito nella procedura come parte offesa e denunciante, «ha l’assoluta determinazione di dare continuità all’azienda» e «sarà pronto a presentare un concordato competitivo per salvare l’azienda e le famiglie». Come garanzia, un’attestazione di capacità finanziaria sottoscritta dal Credit Agricole di Rabat in cui dichiara che «la società ha la forza di fare investimenti in Marocco e all’estero fino a 50 milioni di euro».
Depositata anche copia della denuncia querela presentata da Giordano nelle settimane scorse contro il presidente del Cda, l’imprenditore e senatore forzista Andrea Causin, l’Ad Roberto Bergamo e il manager Salvatore Tuttolomondo. Nella memoria, Giordano scrive che il Cda andrebbe considerato inaffidabile «per i gravi fatti illeciti avvenuti – sostiene il legale – relativi a distrazione di denaro per 190 mila euro e deposito di fidejussione falsa di Fortress Bank di Nicosia», fidejussione «costituente il corrispettivo – aggiunge Giordano – della cessione del 60 % delle azioni Colombin da Boulgoute alla Ge.co di Tuttolomondo». Secondo la denuncia il Cda avrebbe stipulato un contratto preliminare «dove la Gepro di Tuttolomondo (un’altra società riconducibile al manager ndr), senza mettere sul tavolo un euro, ma solo la falsa fidejussione – afferma ancora Giordano – ha avuto non solo il possesso immediato di tutta l’area (della Colombin ndr), ma anche la facoltà di vendere a pezzi o affittare a pezzi la stessa area, prima del pagamento finale».
Naturalmente ora spetterà alla magistratura valutare se ci siano stati effettivamente degli illeciti. Ieri, da noi contattato telefonicamente, il presidente Causin ha risposto di ritenere più opportuna, in questa fase, la linea del “no comment” in attesa di chiarire tutto nelle sedi più opportune.
Giordano, infine, ha sottolineato che la Colombin, pur avendo circa 15 milioni di debiti, ha terreni non ipotecati per 6 ettari a Venezia per un valore di 15 milioni e «ha un terreno a Siviglia del valore di 25 milioni, dove la banche hanno un’ipoteca di soli 8 milioni». Inoltre ha crediti da esigere anche dalle controllate per circa 7 milioni, oltre a macchinari del valore di diversi milioni, senza dimenticare il marchio che ha ben 126 anni.
Ora il giudice Venier riferirà al Collegio e la decisione è attesa entro 8 o al massimo 10 giorni. Le opzioni: qualora non venisse accolta l’istanza di fallimento potrebbe proseguire la procedura di concordato e non è escluso che il giudice valuti la nomina di una amministratore giudiziario al posto del Cda. —
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