Collezionista compra un quadro di Balla pagandolo 5.600 euro, poi scopre che è falso
MONFALCONE. Voleva essere un affare, invece lo ha portato a comparire davanti al Tribunale con le accuse di truffa e contraffazione di opere d’arte. A processo è il monfalconese Gianpaolo Toniutti, 57 anni, per aver venduto un quadro ricondotto all’artista del Novecento, Giacomo Balla. Prezzo 5.600 euro. Era fine febbraio 2016. Toniutti aveva concordato la vendita con Andrea Pantarotto, 65 anni, odontoiatra udinese molto noto, nell’ambito del mercatino dell’usato e del collezionismo di Gradisca, dove il bisiaco partecipava con il proprio stand.
Era stato stabilito che il quadro sarebbe stato bloccato a fronte di un acconto, il saldo all’esito della valutazione dell’opera che il venditore avrebbe fatto eseguire da un esperto d’arte. S’era infatti affidato ad un appassionato che aveva confermato l’autenticità. Giacomo Balla, tra i primi protagonisti del divisionismo italiano, era poi diventato esponente di spicco del Futurismo, definito l’artista del fascismo per eccellenza.
Un quadro, quello in questione, ricondotto all’epoca giovanile, quindi agli albori del percorso artistico del maestro. Affare fatto, dunque, saldo incassato dopo che il monfalconese aveva ottenuto la positiva valutazione dell’opera. Il medico udinese se l’era portato a casa. Salvo comunque farlo stimare a sua volta dalla professoressa Elena Gigli, considerata tra le massime autorità in fatto di conoscenza di Giacomo Balla. Un verdetto negativo, non avendo riconosciuto la mano del noto artista.
Il professionista pertanto voleva riconsegnare il quadro recuperando il proprio denaro. Niente da fare. Da qui la denuncia, con la Procura di Gorizia a contestare le accuse di truffa e contraffazione ai sensi dell’articolo 178, comma 1, lettera b del decreto legislativo 42 del 2004, in ordine al Codice dei beni culturali e del paesaggio. Coimputato anche l’esperto che aveva attribuito il quadro al Balla. La sua posizione è stata definita attraverso la scelta del rito abbreviato, a fronte di una sentenza di assoluzione.
A processo l’odontoiatra s’è costituito parte civile, rappresentato dall’avvocato Luca Ponti, di Udine. Durante la prima udienza dedicata ai testi, al Tribunale di Gorizia, davanti al giudice monocratico Fabrizia De Vincenzi, sono state ascoltate oltre alla professoressa Gigli, anche Ester Coen, docente di Storia dell’Arte e tutela dei Beni culturali dell’Università di Udine. Entrambe hanno sostenuto in aula che il quadro non è attribuibile all’artista piemontese. Il difensore, avvocato Andrea Iacopo Persello, ha depositato la sentenza di assoluzione a favore dell’esperto consultato dal monfalconese.
«Il mio assistito rimane convinto che l’opera sia autentica – ha spiegato il legale –. Mi ha inoltre riferito che l’acquirente era a conoscenza della situazione riguardante la riferibilità o meno dell’opera al maestro Giacomo Balla, aspetto peraltro confermato nella sentenza di assoluzione del coimputato, che è stata depositata in udienza. Il quadro - ha aggiunto - è comunque una delle primissime opere dell’artista che poi sarebbe diventato uno dei massimi esponenti del movimento Futurista».
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