Colle e trielina: lo sballo a pochi euro
La Procura dei minori indaga sul fenomeno che non ha precedenti a Trieste
di Maddalena Rebecca
di Maddalena Rebecca

Quattordicenni che sniffano colle e solventi per sballare e stordirsi fino a perdere i sensi. Non succede solo nelle favelas brasiliane o nei sotterranei delle fogne di Bucarest. Capita anche nei rioni periferici dell’asburgica Trieste.
Lo sanno bene i giudici e i consulenti della Procura dei minori che, su segnalazione della squadra di polizia giudiziaria della Municipale, seguono da tempo il caso di tre giovanissimi di Borgo San Sergio. Ma il fenomeno sembra essere più esteso.
Le situazioni note riguardano ragazzini di 14 e 15 anni. Adolescenti cresciuti in mezzo a situazioni familiari a dir poco disastrose e in contesti sociali assolutamente degradati. Contesti in cui persino gli spinelli appaiono merce da ricchi, perchè i 10 euro necessari a comprare anche solo un grammo di hashish in casa proprio non ci sono.
Per uscire di testa, e dimenticare almeno per qualche ora la durezza della propria condizione, ci si ingegna allora in maniera diversa, ricorrendo a tecniche ben più economiche ma dall’effetto simile, se non peggiore, a quello delle droghe pesanti. Basta fare un salto al supermercato del quartiere e acquistare per pochi euro una confezione di trielina o di benzina avio (quella usata per smacchiare) e aspirarne a pieni polmoni il contenuto. Gesti che i tre giovanissimi seguiti dal Tribunale dei minori ripetevano più volte al giorno. «Li vedevi girare per le strade e le piazze di Borgo con in mano bottigliette di plastica da mezzo litro a cui avevano sostituito il liquido originale: non più aranciata o coca cola, ma solventi altamente tossici - racconta un investigatore -. Sostanze che, subito dopo la sniffata, procurano stordimento a cui seguono poi il vomito e la perdita dei sensi. In tante occasioni, infatti, li abbiamo visti accasciarsi come sacchi vuoti e cadere a terra. Svenivano sul marciapiede, nel giardinetto o alla fermata dell’autobus, vale a dire ovunque si trovassero quando l’effetto iniziava a farsi sentire».
Scene conosciute finora attraverso i documentari sui «meninos de rua» di Rio de Janeiro o sui ragazzini romeni salvati dalla strada dalla fondazione «Pa-ra-da» del clown Miloud Oukili, ma che evidentemente non appartengono più soltanto a quelle realtà difficili e poverissime. E che anche a Trieste, sospettano gli inquirenti, potrebbero essere più frequenti di quanto si sia portati a pensare. Anche perchè le boccette di trielina e di solventi si trovano ovunque, dal supermercato alla drogheria sotto casa. E chi le acquista, come i ragazzini di Borgo San Sergio, non commette di fatto alcune reato e non può quindi essere sanzionato.
C’è poi un secondo fenomeno finito di recente sotto la lente di investigatori e magistrati della Procura dei minori: il prepotente ritorno tra i giovanissimi dell’eroina. Droga che fino ad un paio d’anni sembrava scomparsa, almeno tra gli adolescenti, e che ora invece, complice anche la grande facilità di reperimento sul mercato, comincia ad essere rivalutata.
Rispetto al passato, però, sono cambiate le modalità d’assunzione. «I 16-17enni non se la sparano più in vena con la siringa come facevano i tossicodipendenti di un tempo - spiegano dalla squadra di polizia giudiziaria della Municipale -. Oggi i ragazzini preferiscono ”andare a naso”, per usare un’espressione coniata proprio da loro. L’eroina cioè viene direttamente sniffata perchè si crede che, in tal modo, la droga crei meno dipendenza e sia in fin dei conti meno dannosa. Convinzione che, ovviamente, non ha alcun fondamento».
Al ritorno massiccio dell’eroina tra gli adolescenti ha di certo contribuito anche la drastica riduzione dei prezzi praticati sulla piazza triestina. Una dose, che corrisponde ad un quarto di grammo, viene venduta in media a 25 euro. Se poi si acquista direttamente un grammo, si ottiene di solito uno sconto consistente: 80 euro al posto di 100. E spesso, per procurarsi i soldi necessari all’acquisto della droga pesante, c’è chi entra nel giro dello spaccio delle droghe leggere. Il business è semplice e intuitivo.
«Tanti ragazzini comprano dai conoscenti più grandi piccole quantità di hashish e marjiuana a 7/8 euro al grammo - spiegano ancora gli investigatori -. Poi li rivendono ai coetanei a 10 euro. E con la differenza, che rappresenta di fatto un guadagno netto, riescono a procurarsi successivamente la dose di eroina».
Ma in gioco c’è anche molto altro. Chi si inserisce in questo meccanismo «imprenditoriale» finisce per guadagnare in qualche modo autorevolezza agli occhi degli amici e diventa punto di riferimento per un gran numero di adolescenti. In ogni gruppo di ragazzi, almeno quelli che le «canne» se le fanno con una certa regolarità, esiste infatti un soggetto in grado di procurare il fumo con facilità. Un soggetto che sa come muoversi e a quale ventenne rivolgersi. Ventenne che, a sua volta, ha i contatti giusti con l’adulto in grado di alimentare il mercato. Non necessariamente il trafficante in grande stile. Più spesso si tratta dell’amico più vecchio che, avendo la macchina e non devendo dare troppe spiegazioni a casa, può andare ogni tanto a fare il «pieno» a Milano o Torino dove le droghe leggere vengono vendute all’ingrosso: 3 euro al grammo per acquisti superiori ai 3 chili.
Ma in un contesto simile, in cui basta spargere la voce per procurarsi la roba e con un po’ di abilità si riesce anche a fare qualche buon affare, le famiglie che ruolo hanno? «Da parte loro c’è molta meno rigidità rispetto al passato - ammettono gli inquirenti -. I genitori molte volte sanno delle abitudini dei figli e lasciano correre perchè ”tanto le canne se le fanno tutti, non è poi così grave”. Purtroppo però, spesso, in questo modo la situazione finisce per sfuggire di mano».
Capita così che, in certe famiglie, non ci si accorga nemmeno degli strani arnesi che i figli inseriscono nella zaino prima di uscire: insoliti tubi di plastica colorata con un beccuccio esterno. «Sono ”narghilè” più o meno artigianali. Ne sequestriamo tantissimi - conclude un agente della giudiziaria, mostrando alcuni esemplari della «collezione» allestita in ufficio -. I ragazzi inseriscono all’interno l’acqua e l’erba, e poi fumano in gruppo. Chi non riesce a costruirli da solo, poi, non ha che l’imbarazzo della scelta. In città esistono negozi che vendono ”narghilè” di tutti i tipi, oltre a riviste che spiegano per filo e per segno come coltivare marijuana in casa».
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