Col brano Nel cuore e nell’anima l’Equipe 84 “tradì” i goriziani

Dopo il grande successo di “29 settembre” alla festa del Ceppo  la band tornò in piazza Battisti suonando con un deludente playback 

PUNTI DI VISTA



“Seduto in quel caffè io non pensavo a te (Giornale radio: ieri 29 settembre. . .), guardavo il mondo che girava intorno a me, poi d’improvviso lei sorrise e ancora prima di capire mi trovai sotto braccio a lei, stretto come se non ci fosse che lei. Vedevo solo lei e non pensavo a te. E tutta la città correva incontro a noi, il buio ci trovò vicini, un ristorante e poi di corsa a ballar sotto braccio a lei, stretto verso casa abbracciato a lei, quasi come se non ci fosse che lei … Mi son svegliato e sto pensando a te, ricordo solo che, che ieri non eri con me. Il sole ha cancellato tutto: di colpo volo giù dal letto e corro lì al telefono e parlo rido e tu, tu non sai perché, t’amo, t’amo e tu, tu non sai perché, parlo, rido e tu, tu non sai perché…”

La storia di un tradimento con pochi rimorsi nel momento storico dell’Italia senza ancora il divorzio, raccontato dalla canzone “29 settembre” di Battisti-Mogol al suo 52mo compleanno, che con l’atmosfera psichedelica degli arrangiamenti di Maurizio Vandelli ha riempito attorno il 1967 la Sala grande dell’Ugg. Una delle tante feste del Ceppo organizzate dagli studenti del Fermi, poco dopo l’uscita di quel 45 giri con la copertina dell’artista pop Mario Schifano che riprendeva lo spirito allucinogeno dei Beatles di “Sgt. Peppers Hearts Club Band”, con la canzone “Lucy in the Sky with Diamonds” che si diceva propaganda dell’acido lisergico.

Un concerto bellissimo, come tanti in quegli anni alla Ginnastica. Rispetto un tredicenne di allora sul palco gli Equipes erano alti, molto alti: 1,86 Maurizio Vandelli in giacca napoleonica blu con alamari, Victor Sogliani il bassista più alto ancora, un biondo corazziere con giacca floreale di stoffa indiana e collo alla coreana, Franco Ceccarelli non così alto figurava bene comunque in blu con alamari e collettone rigido, mentre Alfio Cantarella, camicia bianca e berretto blu dell’esercito nordista, era indubbiamente alto la metà, tanto alla batteria non si notava.

L’anno successivo l’Equipe torna in città per un concerto sulla piazza Cesare Battisti. La canzone d’apertura era “Nel cuore nell’anima” con la musica dell’Orchestra della Scala in versione registrata. Vista l’ampia delusione del pubblico goriziano, Vandelli addusse al fatto che non poteva portarsi dietro gli oltre 100 musicisti scaligeri, ma il concerto fu tutto un deludente playback senza strumenti. Fu un piccolo tradimento, senza sensi di colpa, analogo a quello raccontato, oltre mezzo secolo fa, nel brano “29 settembre”.. –



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