Bruciate nell’inceneritore di Trieste due tonnellate di cocaina per 70 milioni
La Guardia di finanza ha mandato in fumo 2 mila panetti di polvere bianca, proveniente dai maxi sequestri delle operazioni Geppo e Cultro 23

Due tonnellate di cocaina bruciate nel termovalorizzatore. Lunedì mattina la Guardia di finanza ha mandato in fumo 2 mila panetti di polvere bianca, proveniente dai maxi sequestri delle operazioni Geppo e Cultro 23, due importanti colpi inferti al narcotraffico che dal Sudamerica riforniva l’Europa. In poche ore è stato incenerito il corrispettivo di 70 milioni di euro di profitti illeciti per i narcos. Il conto è presto fatto: un chilo di droga dello sballo costa all’ingrosso tra i 30 e i 40 mila euro. Basta moltiplicare questa cifra per il quantitativo di stupefacente sequestrato et voilà: si materializza una cifra da capogiro.
Proprio per questo le operazioni di smaltimento sono avvenute nella più stretta osservanza dei protocolli di sicurezza. Con tanto di accesso bloccato a qualsiasi altro mezzo e un forno riservato a questa specifica attività, onde evitare che parte dello stupefacente potesse essere trafugato. La logistica ha visto impegnati, in supporto, anche gli agenti della Polizia locale.
La cocaina distrutta faceva parte dei sequestri eseguiti durante le inchieste Geppo e Cultro 23. Si tratta di indagini sfociate nello smantellamento di un imponente traffico di droga dal Sudamerica all’Europa. Nel 2022 la prima maxi operazione contro i narcos aveva portato al sequestro record di 4,3 tonnellate di cocaina e all’arresto di 38 persone. Nel mirino della Direzione distrettuale antimafia (Dda) era finito il “Clan del Golfo”.
Un anno dopo era toccato invece, con l’operazione “Cultro 23” all’Ejercito de Liberation National (Eln), gruppo paramilitare rivoluzionario, i cui interessi criminali nel mercato della droga toccano Stati Uniti ed Europa. I finanzieri avevano messo i sigilli a 717 chili di cocaina: il carico era stato intercettato in Colombia, poi trasportato per via aerea passando per la Spagna. Era destinato al mercato italiano, a conferma della diffusione che ha la cocaina nel nostro Paese. Nel termovalorizzatore sono finiti anche altri stupefacenti sequestrati in quantitativi minori: eroina, marijuana e hashish. —
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