Clienti intossicati nell’agriturismo: 8mila euro a testa di risarcimento

Ha cagionato un’epidemia di dissenteria congiunta a febbre alta, vomito, spossatezza. Ne sono stati vittime 157 clienti del suo agriturismo di Samatorza. Una giovane donna a causa del cibo contaminato dalla salmonella, è finita in sala operatoria e ha subito un intervento di appendicectomia. Non si sa se necessario o inutile.
Per questo motivo Giuseppe Colja, 55 anni, titolare dell’agriturismo «Josko Colja”, ha patteggiato la pena di un anno di carcere con la condizionale e ha risarcito con una somma considerevole i malcapitati clienti che si erano seduti a un tavolo imbandito nell’aprile - maggio del 2010. Si parla di cifre che in alcuni casi hanno raggiunto quota ottomila euro. Determinante si è rivelato l’intervento di una Compagnia di assicurazione. In totale l’esborso per i risarcimenti avrebbe raggiunto i 400- 500 mila euro. «Molto meno, al massimo 150 mila euro» hanno voluto precisare i difensore, gli avvocati Carmine Pullano e Roberto Pernarcich che parlano di “un infortunio provocato dai maiali acquistati a Padova e poi macellati a Prosecco”..
Il “si” al patteggiamento proposto dal difensore, è venuto dal pm Massimo De Bortoli che ha visto confermata la propria tesi accusatoria: in particolare è ricomparso sul proscenio giudiziario il reato di epidemia colposa, da tempo entrato nel dimenticatoio. L’inchiesta affidata agli ispettori dell’Azienda sanitaria, ha sottolineato le gravi carenze e le criticità sotto il profilo igienico dell’agriturismo di Samatorza, nonché le inadeguate soluzioni logistiche dell’allevamento delle galline, dei maiali, dei maialini tailandesi, delle oche e degli altri animali da cortile che poi finivano in pentole, casseruole, padelle. Il locale nella primavera del 2010 era stato chiuso d’autorità per un mese. Poi era stato ristrutturato secondo le prescrizioni di legge e aveva riaperto i battenti al pubblico. Tutto regolare.
In precedenza, secondo il capo di imputazione la situazione igienica di alcuni vani dell’agriturismo adibiti a magazzini erano invece ”tali da determinare condizioni ottimali per il proliferare dell’infezione, apparendo conclamato il profilo di grave colpe del gestore”. Questo perché già nel mese antecedente il ricovero in massa al pronto soccorso dei 157 clienti, alcuni componenti della famiglia Colja erano risultati affetti da un’infezione gastrointestinale da Salmonella. Inoltre stavano male con identici sintomi sia il proprietario, sia la moglie. Ma questa infezione intestinale non li aveva indotti nè a sottoporsi ai controlli medici di routine, nè a far analizzare il cibo che di lì a poco avrebbero servito in tavola.
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