Cliente schiacciato dal camion in movimento nel deposito di materiali per l’edilizia
TRIESTE. Il corpo riverso a terra ricoperto da un telo blu. Accanto, vicino al braccio sinistro, una valigetta di pelle marrone impolverata dal terriccio macchiato di sangue. A pochi centimetri, di lato, un grosso camion.
Gianni Fornaciai, 71 anni, fiorentino di origine ma residente a Trieste da tempo, ha perso la vita ieri pomeriggio nel piazzale del fondo edile “Gruppo Taboga”, l’ex “Marsich” di via dell’Industria. Il settantunenne è morto in un modo tanto orribile quanto sconcertante: quel camion l’ha travolto e schiacciato sotto le ruote. La vittima era lì per comprare del cemento. Un cliente, insomma.
Il veicolo è della “CO.GE.VI. Costruzioni Generali”, una società di Trieste che ha sede a Giarizzole. Alla guida del mezzo c’era un addetto dell’impresa, un cittadino straniero che aveva appena caricato del materiale. L’autista ha investito il malcapitato mentre stava facendo manovra per uscire dal piazzale. Era intento a svoltare verso destra, in modo da raggiungere il cancello che dà su via d’Alviano. Ma non si è accorto della presenza del settantunenne. Lo ha colpito con il muso del camion. E gli è passato sopra.
La Polizia è stata a lungo sul posto per ricostruire con precisione la dinamica dell’incidente. Che nel corso del pomeriggio, dopo i rilevi, è apparsa abbastanza chiara. L’orario innanzitutto. Testimoni riferiscono di aver notato l’arrivo delle pattuglie con i lampeggianti all’ex “Marsich” (il fondo edile si trova esattamente su un incrocio di tre strade: via dell’Industria, via del Broletto e via d’Alviano) alle 14.40. In quel momento c’erano già sia l’ambulanza del 118 sia i Vigili del fuoco. L’episodio deve essere accaduto dunque qualche minuto prima. Ma i tentativi di soccorrere la vittima sono stati inutili: l’uomo era già morto.
D’altronde quel grosso camion, pesante parecchie tonnellate e strutturato su tre assi, ha schiacciato Fornaciai prima con una ruota e poi con le altre due. Il corpo è stato rinvenuto in prossimità del terzo copertone e in posizione prona. Come mai l’autista, svoltando verso l’uscita, non ha visto il pedone? Forse non si aspettava minimamente di trovarsi davanti una persona: probabilmente deve aver pensato (a ragione?) che l’accesso-uscita è riservata ai mezzi. E che lì non dovrebbero passare le persone.
Quindi cosa ci faceva là, su quel piazzale, Gianni Fornaciai con la sua valigetta? Perché il settantunenne, un cliente, camminava liberamente in quel punto della ditta dove il camion stava facendo manovra e dove si movimentano materiali di ogni tipo? L’uomo, evidentemente distratto, forse voleva soltanto raggiungere l’uscita. Ma ci sono cartelli appositi che segnalano la possibile presenza di veicoli?
Gli interrogativi innescano dubbi che, si presume, diventeranno oggetto di indagine: l’area, trattandosi di un ambiente di lavoro, è provvista di adeguati dispositivi di sicurezza? Esiste un controllo della logistica, del carico-scarico, del passaggio di mezzi e persone? All’ingresso sono comunque visibili alcuni cartelli: «A passo d’uomo”, si legge ad esempio in uno. “Attenzione carrelli in movimento», c’è scritto in un altro.
Il piazzale di via dell’Industria non è tanto ampio. Ma ai lati, sulla ghiaia, è accatastato un po’ di tutto: materiale edile, legname, isolanti, tubi, tubolari, flessibili, piastrelle e quant’altro. All’ex “Marsich”, infatti, vanno abitualmente a rifornirsi ditte e operai, ma anche semplici privati; al “Gruppo Taboga” non si trova solamente materiale edile, bensì pure utensileria, ferramenta, materiale elettrico e idraulico.
Oltre alla Polizia, ieri pomeriggio, c’erano anche gli ispettori dell’Azienda sanitaria. Hanno interrogato il personale della ditta per capire con precisione come funziona la movimentazione delle merci all’interno del piazzale e come è avvenuto l’incidente.
Non si esclude che qualcuno possa aver assistito alla tragedia. Che possa aver notato il settantunenne mentre si aggirava negli spazi esterni e il camionista che, pochi istanti prima dell’impatto, ha ingranato la marcia e ha accelerato per uscire dal cancello di via d’Alviano.
Non si sa se la vittima, in quegli istanti, ha urlato e se ha avuto il tempo di accorgersi che un camion lo stava travolgendo. E se quindi all’ultimo momento, in un disperato tentativo di salvarsi, ha cercato di spostarsi.
Quando l’autista è sceso dal mezzo e ha visto a terra l’uomo nel sangue, accanto alle ruote, è rimasto scioccato.
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