Civici musei e biblioteche Scelta la super direttrice

Dal primo maggio i Civici musei (scientifici e di storia e arte) e le biblioteche di Trieste avranno il primo direttore unico della loro storia. Il nome, scelto venerdì scorso, è quello di Laura Carlini Fanfogna, 61 anni, origini triestine, e un curriculum prestigioso con una formazione che inizia dal ginnasio a Trieste (il liceo classico Dante Alighieri) e mette in fila una laurea al Dams di Bologna e una borsa al The Getty Museum Management Institute (California, Usa) e persino un diploma da sommelier. Oltre a un’esperienza nazionale e internazionale che pochi possono vantare.
All’orale di venerdì scorso Carlini Fanfogna è riuscita a sbaragliare la concorrenza di Paola Ventura (già alla guida dei musei archeologici di Aquileia e Cividale), dello storico dell’arte Marco Biscione (alla guida dei musei udinesi dal 2010 al 2014 e poi a Torino alla guida del Mao, museo d’arte orientale) e del funzionario provinciale di Pordenone Antonio Danin. I primi due vantavano persino un punteggio allo scritto superiore di 5 e 3 punti. Carlini Fanfogna è stata fino al 30 settembre scorso direttrice dei musei civici di Bologna, Mambo incluso. Alla scadenza del contratto, a sorpresa, non era stata riconfermata dal sindaco dem Virginio Merola che pure un anno prima l’aveva chiamata a tamponare l’uscita di Gianfranco Maraniello che se n’era andato al Mart di Rovereto dopo 10 anni di Mambo.
La retribuzione annua lorda, percepita dal Comune di Bologna, era pari a 104mila euro. A Trieste l’incarico sarà collegato al mandato elettivo del sindaco (fino al 2021). Laura Carlini Fanfogna insegna all’Università Alma Mater di Bologna. Dal 2001 al 2015, per 14 anni, è stata la dirigente responsabile del servizio musei e beni culturali della Regione Emilia Romagna. Dal 1989 al 2001 è stata responsabile dei progetti nel settore cultura di Nomisma, società bolognese di studi economici. Ma ha lavorato, tra gli altri, per il ministero degli Affari Esteri, il ministero dei Beni culturali, la Commissione europea, il World Bank Institute operando in Italia, Argentina, Egitto, Romania, Regno Unito, Serbia-Montenegro.
Il suo ritorno a casa, a Trieste, avviene a distanza di quasi 30 anni. Dal 1983 al 1988 è stata curatrice di mostre e convegni al Civico Museo d’Arte moderno Pasquale Revoltella, durante la direzione di Giulio Montenero e prima dell’apertura del museo ridisegnato da Carlo Scarpa e del ventennio di regno di Maria Masau Dan. Si ricordano le mostre su Dino Predonzani (1984) e Eugenio Scomparini (1985) oltre alla catalogazione della collezione grafica del museo e al convegno su “Il museo oggi” (1985).
A Trieste si troverà all’anno zero dell’organizzazione dei musei cittadini e sarà chiamata a dirigere un complesso di venti istituti tra musei e biblioteche di tutti i tipi. Nessuno ci ha mai provato prima di ora, se si esclude la parentesi di Nicola Bressi che. da direttore dei musei scientifici, ci è trovato senza volerlo con l’interim dei musei civici di storia e arte. Bressi, che per scelta non ha partecipato alla selezioni, tornerà a fare il curatore scientifico al museo di storia naturale di via Cumano coltivando la sua passione per gli anfibi.
Laura Carlini Fanfogna si troverà, invece a fare i conti con un Revoltella abbandonato a se stesso e senza un direttore autonomo (carica estinta con il pensionamento di Masau Dan) dopo oltre un secolo di vita. Al Revoltella Carlini Fanfogna aveva fatto capolino nel maggio 2016 per parlare della mostra su David Bowie del Mambo.
In questi giorni sta prendendo le misure della città. Si troverà una Biblioteca civica inagibile, un museo De Henriquez lasciato a metà, un museo della civiltà istriana con avviso di trasloco in Porto vecchio (come il Museo del mare). Si troverà il Castello di San Giusto con dentro il museo dell’Immagine dell’Alinari (Aim). E molti musei a ingresso libero per risparmiare sul cassiere. Il lavoro non manca. C’è solo l’imbarazzo di scegliere da dove cominciare.
Su Facebook, intanto, si è divertita a postare a Pasquetta un’immagine del Ponte Curto e del Museo Sveviano. Dettaglio dell’ultima sigaretta di Aron Hector Schmitz. Una metafora tutta triestina. Più che attuale.
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