Cittavecchia rimessa a nuovo: un deserto
In 12 anni completato il restauro. Case rivendute a 3000-3500 al metro quadro
di Gabriella Ziani
di Gabriella Ziani
Da via dei Colombi sono spariti anche i colombi che appaiono nelle vecchie foto di quando Cittavecchia era un rudere sporco e pericolante, adesso i muri hanno tutti i colori pastello del gusto che impera per il restauro ma la vita sembra sparita, o mai tornata. Se non per le vistose sciabolate di spray: writer scatenati, accaniti e sfrenati. Il campo è libero, qui chi ti vede?
Via delle Beccherie vecchie, via delle Mura, androna degli Orti sono devastate, o a seconda dei gusti rese meno formalmente mute, visto che per i viottoli in salita tra via del Teatro romano, piazza Cavana e la cattedrale di San Giusto si può girare per una mattina intera senza incontrare persona: non uno che esca o rientri da casa per l’erta salita, non una voce di bambino, una sporta della spesa, uno che passeggia, che attraversa, che va o che torna, non una finestra spalancata, un ufficio che sembri attivo, non un caffè, un bar, un’osteriola, una bottega.
Non c’è letteralmente neanche un gatto: le colonie hanno traslocato. Di tanto in tanto risuona qualche sega elettrica, di attivo c’è solo qualche operaio ancora in giro. Era il 1997 quando il consueto feroce dibattito su che cosa fare di Cittavecchia si aggrappò ai fondi europei del piano Urban: ristrutturazioni di zone degradate «per recupero sociale».
I quasi 16 milioni di euro sono stati onestamente spesi ma di «sociale» da queste parti c’è meno di niente, tolti la Casa della musica, palazzine cedute all’Erdisu per gli universitari, il giustamente invisibile Centro antiviolenza per le donne, un ufficio comunale in via delle Beccherie, con vista sottostante di resti romani, il Centro donna dell’Azienda sanitaria appartato in Androna degli Orti. Preceduto dalla stanzuccia del centro «Stella polare» per il recupero delle prostitute e seguito da un viottolo in salita che ha ancora erba e ciottoli d’anteguerra: vera strada che va nel niente.
Per il resto, portoni muti, spesso senza campanelli, facciate con metà delle persiane chiuse. In via della Bora 1, casetta datata 1678: tutta in rosa, nessun segno di vita. Ai numeri 5 e 7 solo qualche sentore di residenza. In piazza San Silvestro resta una casa diroccata, in via Piranella due appartamenti serrati, in via San Cipriano una targa di attività, dentro tutto buio. In via delle Mura 8: 12 appartamenti con padrone e cinque senza.
In via delle Beccherie dietro bei portoni di legno dei pianoterra al grezzo, mai finiti. In via dei Capitelli è spuntato un Hotel Capitelli (una stella), e in via dei Cavazzeni s’incontrano, accanto a un cantiere ancora in mano agli operai, non solo l’hotel Urban e il Joyce che ne è diventato una costola, ma anche una casetta tutta lustra con la tastiera dei campanelli vuota. Un record. Sulla parete le targhe di una professionista e di un altro residence (senza uffici di ricezione). Il portoncino è aperto: s’intravede una splendida scaletta elicoidale in pietra, pura epoca, con lucernario in cima. Magico pezzo. Qualcuno ha attaccato una carta al muro: «Attenzione, scale scivolose».
«È stata un’avventura - racconta l’unica proprietaria -, sono entrata un ottobre e sono rimasta senza riscaldamento fino a maggio, l’ascensore non funzionava e i cinque soci che avevano comprato per rivendere mi hanno anche obbligata a prendere un piano più alto per dare il resto in fretta e furia al residence: hanno chiuso i lavori prima che fossero finiti». E lei si ritrova sola in una sorta di albergo non guardato. Per 45 metri, 110 mila euro.
Ma qui gli affari sono affari, i contributi sono stati presi e dopo cinque anni è scattata la licenza di rivendere. «Quasi tutti i proprietari della prima ora hanno già rivenduto - spiega un’agenzia immobiliare con sede in piazza Barbacan, altro deserto lunare -, adesso ha comprato gente di fuori, anche triestini che lavorano altrove e acquistano qui la seconda casa».
I prezzi: 3000-3500 euro al metro. Ma in via Cattedrale, di fronte a una palazzina bianca e nuovissima, ecco una presenza vivente: un signore col suo cane. «Sono di Milano e lavoro spesso a Trieste, qui i prezzi sono migliori, ho comprato il piano alto, 3900 euro al metro quadrato».
Argomenti:cittavecchia
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Video