Cittavecchia, i resti romani finiti nel dimenticatoio

Dalle erbacce alla scarsità di indicazioni: gli scavi condotti anni fa da Università e Soprintendenza non si sono mai trasformati in un polo di attrazione
Lasorte Trieste 19/08/13 - Scavi Romani, Urban, Cittavecchia, Arco di Riccardo
Lasorte Trieste 19/08/13 - Scavi Romani, Urban, Cittavecchia, Arco di Riccardo

Siti romani scavati e poi dimenticati. C'è ancora molta strada da fare per vedere Cittavecchia elevata a polo di attrazione turistica. Dopo la campagna di scavi effettuati nei primi anni Duemila da Università e Soprintendenza, gli archeologi speravano di riuscire a valorizzare il cuore di Trieste con un insieme di percorsi capaci di renderne visibile la sua evoluzione storica, dall'età romana al Medioevo. Un piccolo parco archeologico nell'area compresa fra piazza Cavana e l'Arco di Riccardo, tra le cinte murarie entro cui la città si è estesa nel tempo: da quelle di Ottaviano (I secolo dopo Cristo) alle medievali del XIV secolo, passando per le mura difensive del V secolo. Ma a dieci anni dalla loro messa in luce sono diversi i siti che, per mancanza di fondi e di coordinamento tra gli enti preposti, non sono ancora stati valorizzati. Eccoli, in un percorso elaborato a suo tempo dai docenti universitari Chiara Morselli e Claudio Zaccaria assieme agli archeologi Paola Maggi, Renata Merlatti e Gabriella Petrucci.

La “panetteria” romana Un impianto per la panificazione è nascosto al piano terra della palazzina Ater alle spalle del monumento di via dei Capitelli. Scavato e documentato, non è mai stato restaurato. Inibito all’accesso dai visitatori.

Frantoio Scendendo verso via dei Cavazzeni ci si imbatte in uno spazio privato, tutto a vetri, che esibisce un antico frantoio. È un torchio utilizzato per la spremitura delle olive che, per fare colare l’olio, utilizza un pezzo di altare funerario del primo secolo dopo Cristo. Lo strumento è ben conservato, ma non c’è un’indicazione grazie alla quale i passanti lo possano interpretare. Sul lato destro riemerge un tratto di mura tardoantiche, risalenti al VI sec. d.C., anch’esso ormai nascosto dalle erbacce. C’è anche un pannello, ma poco visibile.

Piazzetta Trauner A vederla nessuno direbbe che sia mai stata oggetto di scavi. Nel pieno cuore di Cittavecchia, si insinua tra l’omonima via e piazzetta San Silvestro e viene ricordata come il primo ghetto di Trieste. Dopo la ristrutturazione Urban mantiene il fascino del tempo passato, ma dei reperti sotterranei non v’è più traccia. Sono infatti stati ricoperti – senza un’insegna - gli scavi condotti dalla Soprintendenza che agli inizi del Duemila hanno dato alla luce una domus romana di età imperiale con pavimenti a mosaico.

Crosada. Così si chiama l’area di scavo di cui si è occupata l‘Università. Il nome rimanda al crocevia tra assi orizzontali e verticali della città romana e medievale. Siamo sempre in Cavana, laddove la rete di vicoli tra le vie Venezian e dei Capitelli si allarga, girando a sinistra salendo via delle Mura. C’è di buono che qui degli scavi ci si accorge per la “serra” che sarebbe dovuta servire ad ammirare i reperti del quartiere portuale della città romana. Se non fosse che quello che era nato come giardino archeologico è diventato una foresta selvaggia: «Qui sono stati individuati i resti delle botteghe e degli ambienti di servizio che nel I-II secolo dopo Cristo si affacciavano alle spalle dell’area portuale di Tergeste» ricorda Rita Auriemma, archeologa responsabile di quello scavo. I resti però sono nascosti dalla vegetazione cresciuta rigogliosa sotto vetro. All’esterno non v’è un’insegna. Così che il passante si allontana perplesso dopo aver provato a interpretare quello scavo.

Banchina romana. Un buon esempio di tutela è invece il tratto di banchina che segna la riva di età romana. Il paradosso è che esso è ben conservato perché si trova all’interno dell’hotel Urban. Posto nella sala colazioni, sotto il pavimento a vetro, isolato dall’umidità e dunque privo di erbacce, è ben visibile ai clienti dell’hotel (e ai gruppi di turisti e alle scolaresche che facciano richiesta di visita).

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